Delon, addio alla leggenda. Fu “lucano” con Visconti e “pugliese” con Cardinale

Se n’è andato il più grande, se n’è andato Alain Delon. L’eterno ragazzo malinconico non c’è più. Aveva 88 anni e, alle spalle, una carriera che l’ha visto sbancare a mani basse il mondo del cinema: Alain il sex symbol, Alain l’enfant terrible. La bellezza imbronciata e magnetica, i silenzi ombrosi, gli sguardi accigliati, lunghissimi: così sul grande schermo, così nella vita privata.

L’esperienza in Basilicata

Negli anni ‘60, a lanciarlo nel giro che conta fu Luchino Visconti con “Rocco e i suoi fratelli”. Un cast di grandi attori – da Annie Girardot a Renato Salvatori e Paolo Stoppa – per il film che si sarebbe dovuto girare in Basilicata, dove il regista soggiornò tra Matera e Pisticci, spinto dalle poesie attraenti di Rocco Scotellaro. Non se ne fece poi nulla, e fu scelta Milano, riprendendo però nel plot le vicende di Rocco Mazzola, pugile potentino dei pesi massimi. Qualche anno dopo lo sceglie Jean-Pierre Melville per “Le Samouraï” (1967) – “Frank Costello faccia d’angelo” in italiano – segnando l’ascesa di uno dei precursori della Nouvelle Vague. Una amicizia lunga la loro, coppia d’assi fascinosa del cinema d’oltralpe, perfezionisti e taciturni, un’intesa inscalfibile suggellata dalla doppietta noir “I senza nome” (1970) e “Notte sulla città” (1972). “E Melville creò Delon”, scrisse “Le Monde”. Il trench e il Borsalino la divisa d’ordinanza di Costello/Delon, diventa icona dell’uomo tragico nell’immaginario popolare, un uomo che si riassume nella sua gestualità.

La presenza in Puglia

Di passaggio anche in Puglia in quegli anni, monsieur Delon. A Lecce gli consegnarono il prestigioso premio cinematografico “Rodolfo Valentino”, ospitato al Teatro Politeama “Greco” dal ‘73 al ‘81. Un’apparizione fugace, avvolto in un lungo cappotto in pelle nera, un caffè consumato in fretta allo storico bar Martinica, a due passi da piazza Sant’Oronzo, e poco più.

Gli amori

Amori tanti, donne, tantissime. Romy Schneider, l’indimenticabile. «Perché è stato il mio primo amore», gli si sentì dire in un video d’epoca. Si incontrarono all’aeroporto di Orly nel 1958, poco prima di iniziare le riprese del loro primo film insieme, “Christine”. Furono l’incarnazione della favola perfetta: giovani, stupendi, talentuosi, ricchi e felici. Un amore folle, senza lieto fine, vittime di un sentimento che li bruciò in fretta, legandoli per sempre. E poi il flirt con Brigitte Bardot, Nathalie Delon che diventò sua moglie, la cantante Dalidà e Mireille Darc, tanto per ricordarne alcune.

Gli ultimi anni

Una filmografia infinita la sua, fino alle luci che diventano ombre negli ultimi anni. Nel luglio 2023 confidò al suo medico, in visita nella casa di campagna a Douchy, tra i vigneti della Valle della Loira: «Voglio morire, la vita è finita». “Le Figaro”, cattivello, ha scritto che «la parte migliore della sua recitazione è quando non apre bocca». Eppure Alain Delon è stato tanto di più di una sigaretta che pende dalle labbra e l’aria da viveur che per decenni lo hanno accompagnato. Un attore formidabile, che si vantava di «vivere, non recitare i suoi ruoli». Indimenticabile. Il più bello del mondo.

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