Per la prima volta in Puglia, arriva con “Igra”, il pluripremiato spettacolo che lo ha portato all’attenzione del pubblico internazionale, il famoso Collettivo italo-spagnolo Kor’sia.
Nel teatro Abeliano alle ore 21, appuntamento speciale nell’ambito della programmazione del Centro Nazionale di Produzione della Danza ResExtensa – Porta d’Oriente, guidato dalla coreografa Elisa Barucchieri.
Kor’sia è un collettivo, con base in Spagna, formato da Antonio de Rosa, Mattia Russo e Giuseppe Dagostino.
Vincitore del Premio Fedora, del bando Vivo d’Arte e candidato per il Premio Nacional de Danza Spagna 2023.
«Un progetto che ho molto a cuore nell’ambito delle attività del Centro Nazionale di Produzione della Danza è la creazione di focus particolari su artisti o compagnie speciali, per l’emozione del loro lavoro e della loro storia. Dopo il 2022 dedicato alla maestra assoluta Carolyn Carlson, questo 2023 è dedicato invece Kor’sia, a una compagnia giovane, esplosiva e assolutamente sulla cresta dell’onda, paradossalmente in prima assoluta in Puglia, visto che uno dei fondatori è pugliese. In primavera abbiamo ospitato il loro lavoro creato per la compagnia inglese Verve, in estate li abbiamo chiamati per la formazione e per la creatività giovanile, con un grande successo per lo spettacolo finale Gesti d’Acqua sul Waterfront di San Girolamo, e adesso ci presentano il famoso Igra, in unica data per il sud Italia. Porta d’Oriente ha come obiettivo quello di creare dei percorsi di condivisione e coinvolgimento a più livelli del territorio. Si crea così una continuità rara che diventa un punto di riferimento nel settore della danza, una ragione affinché i giovani danzatori pugliesi possano finalmente restare qui a lavorare perché qui le occasioni ci sono», spiega Elisa Barucchieri, danzatrice, coreografa e fondatrice di ResExtensa.
“Igra” è una pièce coreutica ambientata in un campo da tennis e pensata come scrittura coreografica in dialogo tra presente e passato. Le origini di “Igra” risalgono a Jeux / Nijinsky, un lavoro precedentemente creato da Mattia Russo e Antonio de Rosa. Si trattava di una breve coreografia incentrata sul processo creativo dell’opera di Nijinsky. Il soggetto era articolato e da quel primo processo è rimasto il desiderio di continuare ad esplorare tali idee. “Igra” suppone questa esplorazione, in cui non c’è quasi più nessuna traccia del suo predecessore. “Igra” prosegue, approfondisce e amplia l’idea drammaturgica di Jeux di Nijinsky nel nome della fluidità dei rapporti amorosi e di una riflessione sull’evoluzione dell’uomo.
Come in tutti i lavori di Russo e De Rosa, la potenza visiva gioca un ruolo decisivo in “Igra”, che pur non essendo un docu-drama danzato su quell’epoca e quelle opere, è pieno di riferimenti che appaiono in modo sottile e intermittente.
La musica elettronica è vicina ai ritmi delle danze russe, L’inserimento di Chopin, compositore polacco, sembra voler ricordare che sebbene Nijinsky fosse nato a Kiev e sua sorella Nijinska a Minsk, la sua famiglia era polacca e lo stesso coreografo non si considerava russo.
Molte le metafore presenti. Jeux stava giocando una partita di tennis, ma il gioco di cui vuole parlare è la seduzione. Igra, pertanto, non riproduce o ricrea, ma gli spiriti dei famosi fratelli vi abitano (forse felicemente).