Grande attesa questa sera al cinema Galleria di Bari per l’arrivo del duo più acclamato d’Italia. Colapesce e Dimartino saranno in sala a due spettacoli, quello delle 21 e delle 21.15 per salutare i fan e per presenziare al secondo giorno sul grande schermo de “La primavera della mia vita”, il primo film della coppia.
Colapesce e Dimartino appena tornati da Sanremo, in gara con “Splash”, sono protagonisti di un viaggio rocambolesco, surreale e poetico, in una terra popolata da personaggi tra l’eccentrico e il fiabesco e inattesi special guest musicali come Madame, Brunori Sas e Roberto Vecchioni.
Un sorprendente road movie, ambientato in una Sicilia inconsueta e cinematograficamente sconosciuta. “La primavera della mia vita” segna l’esordio cinematografico di Colapesce e Dimartino, tra i più ricercati e innovativi musicisti e autori degli ultimi anni, che ora debuttano sul grande schermo.
Siete al cinema con il vostro primo film “La primavera della mia vita”. Come è nata l’idea? Com’è stato il passaggio dal palco al grande schermo?
Dimartino: «L’idea è nata ancora prima di scrivere il nostro primo disco “I mortali”. Avevamo voglia di fare un film, quindi nel tempo ci siamo appuntanti idee e suggestioni. La realizzazione in sè si è presentata da subito molto difficoltosa e abbiamo scelto di coinvolgere il regista Zavvo Nicolosi per scrivere il soggetto e successivamente Michele Astori per scrivere insieme a noi la sceneggiatura. Da sempre il cinema è entrato nelle nostre canzoni per questo l’idea risale a diversi anni fa».
Colapesce: «Speriamo che venga accolto al meglio dal pubblico in sala. Noi in generale ci sentiamo più musicisti ma non escludiamo collaborazioni in futuro».
C’è una scena del film in cui discutete sul vostro prossimo album. La vostra attenzione si focalizza sulle regole di mercato da seguire. Ma chi ha imparato a conoscervi meglio in quest’ultimo anno può definirvi come degli artisti che combattono per la loro integrità. Vi è mai capitato di scendere a compromessi?
Colapesce: «In realtà noi facciamo anche gli autori per altri interpreti ormai da vari anni. Quella riflessione che facciamo all’interno del film è visibile anche nel nostro brano “Il prossimo semestre”. Il bivio è: integrità o via di mezzo per andare incontro a una comprensibilità? Questo è il dilemma di tutti gli artisti e noi abbiamo la fortuna di stare sul filo. Facciamo il mestiere dell’autore da artigiani che è diverso da fare l’artista. Puoi fare la furbata a breve termine e scendere a compromessi e fare la hit “piaciona”, ma sul lungo periodo non rende sei sei disonesto con la tua natura».
Nella pellicola incarnate due personaggi apparentemente opposti: Colapesce sta un po’ più con i piedi per terra mentre Dimartino incarna un tipo spirituale. Quanto c’è di vero? Siete davvero così nella quotidianità?
Dimartino: «In realtà non abbiamo fatto altro che estremizzare i nostri caratteri e abbiamo saturato i nostri difetti al massimo. Abbiamo scritto il soggetto dei due personaggi partendo da noi stessi, è stato un lavoro molto intimo. Certe volte ci siamo persino vergognati di far emergere alcuni lati del nostro carattere mentre altri gli abbiano assecondati».
Passando a Sanremo, molti si aspettavano una nuova hit come “Musica Leggerissima”, il vostro marchio distintivo. Voi avete spiazzato tutti con una canzone che mette in risalto come le persone si riempiano la vita di lavoro pur di sfuggire dalle relazioni. Parlateci del «peso delle aspettative» di ripetere il successo di “Musica leggerissima”.
Colapesce: « “Splash” ha in comune con “Musica Leggerissima” il doppio livello di lettura. Splash può essere inteso sia in modo liberatorio come un tuffo al mare, o come un tuffo negli abissi della depressione».
Dimartino: « “Il peso delle aspettative” noi lo abbiamo sentito parecchio. Questo alla lunga può diventare tossico e per questo abbiamo scelto di portare sul palco un inno alla libertà interiore. Noi ci godiamo il nostro qui e ora, al futuro ci penseremo poi».
Ci è voluto un pizzico di coraggio per inserire la frase «Io lavoro per non stare con te»?
Dimartino: «Era talmente forte come frase, che pensavamo potesse essere controproducente. Poi abbiamo capito che in realtà raccontava tutto».