Già nel 2019 aveva citato Foggia in un suo programma. Era il novembre di tre anni fa, quando nel programma “Adrian”, una serie televisiva d’animazione, ideata e scritta da Adriano Celentano, il Molleggiato aveva citato il capoluogo daunio dal quale venivano i suoi genitori: papà Leontino e mamma Giuditta Giuva. In quell’occasione Adriano Celentano aveva ricordato un episodio di famiglia, con la visita a Milano dello zio Alfonso, fratello del padre. Adesso Foggia torna nei ricordi del Molleggiato. Questa volta lo ha fatto ai microfoni di “Stanotte a Milano”, la trasmissione in onda su Rai1, ideata e condotta da Alberto Angela.
Protagonista, naturalmente, è la strada milanese di via Cristoforo Gluck, a poca distanza dalla stazione centrale, dove al civico 14 (nella foto della trasmissione di Rai1) nasce, il 6 gennaio 1938, il Molleggiato che ricorda ad Angela i suoi ricordi da fanciullo, parlando proprio dei suoi ricordi foggiani in quel cortile che si apriva a poca distanza dal fischio dei treni.
Anche a Milano la famiglia Celentano aveva “esportato” la pennichella, ricordi della controra foggiana, quando dopo il pranzo si andava a fare il risposare e tutto si “addormentava”, mentre la città continuava nel suo frenetico agire. Adriano Celentano ha ricordato della sua ribellione al rito familiare della pennichella – «Anche se eravamo a Milano, l’usanza era quella foggiana, che dopo pranzo bisognava fare il solito riposino» – e di essersi alzato per andare, a piedi nudi, nel cortile protagonista della sua celebre canzone presentata a Sanremo nel 1966, dove fu incantato da un raggio di sole che «entrava in casa, e come una spada, disegnava fulmineo uno spicchio luminoso sul pavimento». Un ricordo che nasce proprio da una usanza foggiana, cara al Re degli Ignoranti, che pur mantenendo vivi i suoi ricordi con le origini daunie dei suoi genitori, ma non è voluto tornare a Foggia quando si presentò l’occasione offerta dall’ateneo della città capoluogo che, nel 2006, voleva conferirgli la laurea honoris causa “Per il ruolo di pioniere nella sperimentazione di nuovi linguaggi (…) e un’insuperata capacità nel saper trasmettere emozioni e messaggi destinati a penetrare sia la sfera intima che il vissuto collettivo del suo vasto pubblico». Riconoscimento che – come riporta il sito Universita.it – Celentano rifiutò per mantenere fede al suo essere Re degli Ignoranti.