Inizia tutto dal freestyle, la musica da strada. Lui viene da lì. Immagini, ricordi e un soprannome che definisce la sua concezione del suo rap: “Iena”. Un rap che è verità e non vanità. Innamorato dei tatuaggi: “‘O tir’ a gir’” di Insigne uno dei più famosi sul web. Venerdì 28 giugno, sul water front di Bisceglie, ecco Clementino. Arriva in Puglia l’attesissimo evento del rapper originario di Avellino che si esibirà in un concerto-spettacolo con la sua nuova band. Questo live, che mette in evidenza il suo eclettismo musicale, è anche il primo appuntamento del Rush Summer Fest, rassegna di sei appuntamenti che animeranno l’estate tra Bisceglie e Trani, organizzati da Gs23Eventi e Rush Eventi.
Clementino dal vivo con una band. Come definiresti il tuo spettacolo?
«Sicuramente molto colorato. Penso possa accontentare i gusti di tutti, andando incontro a un pubblico variegato. Partiamo da una base super rap per poi arrivare al freestyle, all’improvvisazione. Arriva poi un momento teatrale, da “Don Raffaè” di De Andrè fino a pezzi miei come “Partenope”, “Cos cos cos” o “Quando sono lontano”. Poi c’è anche un momento dove facciamo cover di pezzi iconici della musica internazionale, dai Pink Floyd a Carlos Santana fino a Pino Daniele e i Nirvana. Abbiamo anche inserito dei ballerini su “Stayin’ Alive” dei Bee Gees. E vorrei sottolineare che ho il piacere di lavorare con un grande cantante, Greg Rega, ma insieme a noi ci sarannomusicisti di livello, tutti diplomati al conservatorio. Saremo in tanti sul palco, ci sarà un bel casino».
Con la band hai fatto un lavoro di rivisitazione dei tuoi brani…
«Una operazione lunga che è iniziata l’anno scorso. Ho fatto tredici dischi, ho dovuto fare una difficile selezione di brani altrimenti il live sarebbe durato nove ore. Abbiamo accorciato l’esibizione con dei medley, una riduzione necessaria per avere come risultato un grande spettacolo».
Come ti sei evoluto artisticamente in questi anni?
«La tv mi ha dato una grossa mano. Ho cercato di portare avanti non solo il rap ma anche la mia formazione personale. Negli ultimi anni ho viaggiato tanto, sono stato dalla Costa Rica all’India, dalla Norvegia al Kenya. Molti viaggi li ho fatti da solo: ho scoperto la meditazione, ho letto tanto, ho cercato di seguire una spinta di evoluzione perché quando fai questo mestiere per tanti anni devi cercare di essere al passo con i tempi. Sto cambiando, prima andavo a dormire sempre alle 6 del mattino ora alle 22.30 crollo. Sto crescendo. Ora ho 42 anni non posso più buttarmi nelle discoteche con i ragazzini, devo cercare una mia strada».
Qual è la tua fonte di ispirazione quando scrivi?
«I viaggi e le storie del mio paese. Ho vissuto a Milano e Roma, ma torno sempre a Napoli perchè lì sto bene. A Milano vado per fare “The Voice” ma dopo cinquanta concerti non è il massimo disfare le valigie in una città che non è la tua. Non ha prezzo tornare a casa, con la tua gente, nel tuo bar, nel tuo ristorante, con le persone che ti hanno visto crescere, infatti ho comprato casa a Nola. L’artista si muove per farsi conoscere, ma una volta che fatto quel lavoro di promozione perché rimanere in una città che non è la sua? Con tutto il rispetto, preferisco tornare nella mia bella Napoli».
Napoli vive un periodo artisticamente florido. Da campano, questo come ti fa sentire?
Per me è tutto meritato, se ci sono artisti napoletani emergenti vuol dire che stiamo facendo bene, che in passato abbiamo fatto bene noi più “vecchi”. Veniamo da un periodo in cui Napoli è stata massima espressione in ogni campo, dalla cucina a cinema e arte, dal calcio e alla musica: va bene così. Vuol dire che abbiamo seminato bene.