«Sono molto emozionato nell’essere qui oggi, sono innamorato della cultura italiana e in particolare del cinema italiano di ieri e di oggi». Ha esordito nella nostra lingua Vincent Perez, la star internazionale presente al Bif&st in veste di regista, accompagnando due film da lui diretti, “Lettere da Berlino” (2016) e il suo ultimo “Une affaire d’honneur” che è stato presentato ieri stasera in anteprima internazionale al teatro Petruzzelli, dove l’attore e regista ha ricevuto il Federico Fellini Platinum Award for Cinematic Excellence dalle mani di Francesca Fabbri Fellini, nipote del grande regista.
“Lettere da Berlino” fu presentato in anteprima nel 2016 al Festival di Berlino. «L’accoglienza fu disastrosa, il pubblico e la critica tedesca non apprezzarono che avessi scelto un cast straniero, con gli attori che interpretavano tedeschi ma che parlavano in inglese. È stato il momento più difficile della mia carriera, ne ho sofferto molto. Cosi, quando il film fu poi presentato al Festival del Cinema Ebreo ad Atlanta, negli Stati Uniti, proiettato in una sala enorme, ero molto nervoso. Invece fu accolto molto bene e nel dibattito che seguì, a un certo punto chiese la parola una signora dal pubblico: “Monsieur Perez…” e si fermò, mentre io ero in grande apprensione. Poi riprese: “Cosa possiamo fare perché il mondo intero possa vedere questo capolavoro?” Mi sentii come se fossi guarito dopo essermi ammalato».
Uno spettatore dalla platea ha chiesto a Vincent Perez se, con questo film, considerava di avere fatto i conti con le sue radici o se sentiva di avere ancora qualcosa da raccontare al riguardo. «Posso solo dire che dopo tante ricerche e dopo avere realizzato il film mi sono sentito più prolifico nella scrittura, dopo un periodo in cui mi sembrava di non avere molto da dire. E ora è il momento di andare avanti».
Grande apprezzamento del pubblico anche per la sua ultima pellicola “Une affaire d’honneur”. Da una parte un’opera molto maschile ed adrenalinica che ricorda Duel, per la bellezza dei duelli e per l’odio di due sfidanti e, dall’altra, la storia di una femminista in anticipo coi tempi.