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Bari, al Margherita la mostra “Mi racconto”: «Medicina narrativa che aiuta a curarsi» – VIDEO

«Raccontarsi è importantissimo perché è un atto di analisi che i malati fanno per poter elaborare l’esperienza, mettere in ordine i propri pensieri e superare tante volte la paura, la rabbia. O comunque per arrivare a un punto di maturazione. Questo raccontarsi fa parte della medicina narrativa, una forma di terapia medica attraverso cui i…

«Raccontarsi è importantissimo perché è un atto di analisi che i malati fanno per poter elaborare l’esperienza, mettere in ordine i propri pensieri e superare tante volte la paura, la rabbia. O comunque per arrivare a un punto di maturazione. Questo raccontarsi fa parte della medicina narrativa, una forma di terapia medica attraverso cui i pazienti esprimono le proprie opinioni, svelano le loro realtà familiari, personali e di sensibilità e nello stesso tempo questo diventa un mezzo di cura». Lo ha detto la dottoressa Antonietta Ancona, responsabile del reparto di Senologia dell’ospedale Santa Maria di Bari, in occasione del vernissage e della presentazione del libro “Mi racconto” al teatro Margherita di Bari, all’interno della mostra “Real Bodies Experience”.

«Per le pazienti – ha aggiunto Chiara Maddalena, psicologa e psicoterapeuta della Breast unit del Santa Maria – questa è stata un’opportunità di elaborazione di un’esperienza di certo non facile, per molte dolorosa, che è quella della malattia neoplastica. Poterla raccontare, poterla condividere ha una valenza terapeutica per la paziente, ha una valenza molto importante per l’équipe perché attraverso le narrazioni e le storie delle pazienti l’équipe può imparare a curare meglio la paziente, a comunicare meglio con lei, e ha una valenza anche sociale perché condividere queste storie può permettere di tenere accesi i riflettori sulle malattie della mammella e può aiutare tante donne a riconoscersi, a non sentirsi sole, ad affrontare una malattia».

Un progetto di medicina narrativa, la presidente della società italiana di medicina di genere Annamaria Moretti, che «si inserisce bene in quelli che sono gli obiettivi della medicina di genere proprio per produrre nel paziente una maggiore appropriatezza delle cure e soprattutto una personalizzazione della terapia».

Video di Andrea De Vecchis

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