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Arianna Pignatelli, dai tattoo al Louvre: l’artista tarantina espone a Parigi e Barcellona

Colori accesi, passione e positività. Un impatto visivo importante che si è guadagnato l’esposizione ai musei del Louvre di Parigi e al Meam di Barcellona. È l’iperrealismo delle opere della talentuosa 29enne tarantina Arianna Pignatelli, una laurea in Design e discipline della Moda e un’avviata carriera da tatuatrice che le ha regalato discreta fama in…

Colori accesi, passione e positività. Un impatto visivo importante che si è guadagnato l’esposizione ai musei del Louvre di Parigi e al Meam di Barcellona. È l’iperrealismo delle opere della talentuosa 29enne tarantina Arianna Pignatelli, una laurea in Design e discipline della Moda e un’avviata carriera da tatuatrice che le ha regalato discreta fama in Puglia. Poi il lockdown ha fatto riemergere una passione mai sopita, quella per il dipinto. Tornata alla tela, Arianna si è affermata nello stile realista ed iperrealista con un immediato riscontro a livello internazionale. L’opera “Il bicchiere mezzo pieno – non ragioniamo di lor, ma guarda e passa”, olio su tela 60×80, è stata esposta al museo parigino durante il salone internazionale d’arte contemporanea di fine ottobre e in questi giorni altre due sue opere sono alla biennale d’arte contemporanea di Barcellona.

Qual è il significato di quest’opera?

«Non ti curare di loro ma guarda e passa vuol dire prendi una posizione nella vita, vedi sempre il bicchiere mezzo pieno. Una citazione dantesca per lanciare un messaggio di positività. Volevo che il dipinto sembrasse una foto. Per caso ho trovato una mia vecchia foto che aveva le caratteristiche che mi occorrevano, i contrasti e la luce mi hanno ispirato. L’occhiolino vuol dire: state tranquilli andrà tutto bene. Il liquido color arcobaleno simboleggia felicità e spensieratezza. Lo sguardo suggerisce anche di non dare troppa importanza a quello che pensano gli altri».

Perché ha scelto l’iperrealismo?

«Ho iniziato realizzando copie d’autore su suggerimento del mio professore del liceo, che mi paragonò a Roberto Ferri. Avevo solo 15 anni e le tele venivano mostrate agli alunni più grandi per spiegare le sfumature o altri dettagli tecnici. Successivamente sono passata all’astratto e nel corso del tempo mi sono affiancata all’iperrealismo e realismo in quanto rappresenta la perfezione per come interpreto io l’arte pittorica».

Si aspettava questo successo?

«Anni fa mi sono appassionata a questa nuova forma d’arte: il tatuaggio. I miei genitori non erano d’accordo ma appena mi sono laureata ho deciso ugualmente di sperimentare. All’inizio ero in ansia. L’ago è diverso dal pennello, il corpo è diverso dalla tela. per il lavoro ho abbandonato la pittura ma con la pandemia mi sono ritrovata chiusa in casa e ho sentito il bisogno di dare sfogo alla mia creatività. Ho ripreso a dipingere, realizzando due opere, tra cui quella esposta nella galleria Carrousel du Louvre. Vedere la mia opera esposta e stare in mezzo a tanti artisti di tutto il mondo è stato a dir poco emozionante, mi sono commossa».

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