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Al teatro Margherita “Un canto salverà il mondo” di Francesco Lotoro

Musica dietro il filo spinato dei campi di concentramento. Musica in risposta alle torture subite in ogni dove e in ogni tempo, musica per la vita. Francesco Lotoro, pianista, compositore e direttore d’orchestra ha presentato il suo libro “Un canto salverà il mondo” edito da Feltrinelli. Negli spazi del teatro Margherita di Bari alla presenza…
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Musica dietro il filo spinato dei campi di concentramento. Musica in risposta alle torture subite in ogni dove e in ogni tempo, musica per la vita. Francesco Lotoro, pianista, compositore e direttore d’orchestra ha presentato il suo libro “Un canto salverà il mondo” edito da Feltrinelli. Negli spazi del teatro Margherita di Bari alla presenza del direttore del Dipartimento turistico e cultura della Regione Puglia Aldo Patruno, dell’assessora alle Culture del Comune Ines Pierucci e della musicista e critico musicale Fiorella Sassanelli. Pagine che riaccendono il tormentoso ricordo della terribile tragedia della shoah, proprio in occasione del Giorno della Memoria, il 27 gennaio.

Ricordare per non dimenticare ma stavolta, il meticoloso e capillare lavoro di Lotoro ci rimanda ad una visione taumaturgica del periodo storico, dove di prodigioso c’è la musica. Francesco infatti, talentuoso e instancabile artista ha dedicato metà della sua vita a recuperare la musica scritta nei ghetti, nei lager della Germania nazista, nei campi di concentramento e di lavoro coatto come i gulag o i campi di prigionia. Un periodo che va dal 1933, l’anno in cui si aprirono le porte dell’orrore del campo di Dachau al 1953 quando Stalin morì e iniziò la lenta liberazione degli ultimi prigionieri di guerra detenuti nei campi di lavoro sovietici. Ottomila opere di musica concentrazionaria, tremila pubblicazioni, saggi e trattati musicali, diecimila documenti tra diari, registrazioni fotografiche, quaderni e microfilm. Un lavoro non solo di biblioteche tra antichi scaffali. L’opera straordinaria è stata quella di girare per mondo alla ricerca di quei sopravvissuti, quei testimoni diretti di una delle pagine più vergognose della Storia. Un viaggio per incontrare i loro occhi ancora lucidi e instaurare con loro una sintonia fatta di umanità e compassione, per ritornare con la memoria a quel tempo infernale.
«La mia ricerca – precisa il musicista pugliese – è iniziata nelle librerie nel 1988, quando ero un ragazzo. A Praga, tra le fotocopie di numerose partiture e documenti vari ho capito che c’era un mondo da scoprire e che andava oltre quegli scaffali che avevo davanti. Ho iniziato così a cercare i sopravvissuti dell’olocausto, gli autori di quelle partiture così belle. Oggi ricevo documenti originali da ogni parte del mondo, anche dai parenti degli ex deportati».
Questo viaggio nel tempo ha permesso il ritorno alla vita delle opere musicali prodotte in cattività. Dai ghetti alle sale da concerto di tutto il mondo. Musica liberata quindi, sopravvissuta e tramandata. «Nel corso del tempo tantissimi ebrei di allora tra musicisti e artisti sono scomparsi. Ho lottato anche contro il tempo, proprio per arrivare ad abbracciarli. C’è chi comprensibilmente non ha voluto ricordare e lì ho pianto anche io e c’è chi aveva la musica ancora nella propria testa, senza nessuna partitura. Non molto tempo fa, in Israele, ho incontrato una signora di 99 anni, sulla sedia a rotelle. Da giovane era una violinista ma faceva la copista nell’orchestra femminile nel campo di sterminio di Birkenau. Conservava ancora nel suo cuore e nella sua mente la musica suonata durante la prigionia».
Lotoro ricorda che già diversi anni prima dello scoppio della seconda guerra mondiale gli ebrei, e non solo loro, erano perseguitati e perdevano tutti i diritti umani e civili. Per assurdo in quei lager invece i musicisti potevano comporre e suonare, per una singolare concessione dei loro aguzzini. «La musica annichilisce chi sta di fronte e le autorità dovettero cedere a tale bellezza. Nella bestialità di quel periodo l’arte senza tempo si è resa fisiologica. Suonare per vivere, per trascendere luogo e tempo e salvare l’anima». 

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