Nella frazione di Torrepaduli a Ruffano, dopo due anni di stop causati alla pandemia, è tornata la notte più lunga dell’estate salentina. Si tratta della “danza delle spade”: un ballo o complesso rituale di origini pagane scandito dalla musica di tamburelli e armoniche a bocca, che simula senza l’uso delle armi (con gesti e movimenti precisi delle braccia e con l’utilizzo della mano e in particolare dell’indice e del medio), una danza travestita da duello rusticano seguita da un attacco e una difesa finte.
La notte scorsa, migliaia di visitatori si sono riversati nello spiazzale antistante il santuario di San Rocco, per assistere a questa secolare ricorrenza, che si svolge la notte fra il 15 e il 16 agosto. La danza viene improvvisata e riproposta durante le tradizionali ronde di pizzica che si costituiscono per l’occasione. Non è una lotta, ma un rito antichissimo chiamato la “danza delle spade” (detta anche “danza scherma” o “danza dei coltelli”).
Non mancano le regole: i duellanti non possono voltarsi le spalle, devono restare sempre vigili. I due ballerini protagonisti della ballata talvolta vengono sostituiti da qualcuno prelevato dal pubblico composto da turisti, curiosi e devoti. Gli spettatori mantengono il ritmo battendo le mani ed intonando le melodie che accompagnano la danza.
Inoltre, a fare da cornice all’evento sono anche le famose “zacaredde” e cioè dei nastrini tipici di questa festa, che vengono ancora venduti agli angoli delle strade. Al fine di conservare e preservare questa tradizione, alcuni anni fa è stata costituita appositamente una fondazione intitolata, appunto, alla “Notte di San Rocco”.
Anche quest’anno, si è suonato fino all’alba e solo al suono del rintocco delle campane (che questa mattina hanno annunciato la celebrazione della prima messa delle ore 6.00) tutto è cessato e il profano ha ceduto il posto al sacro.