Michele Riondino miglior attore protagonista, Elio Germano miglior attore non protagonista e Diodato per la migliore canzone originale. Sono tre i David di Donatello per “Palazzina Laf“, film d’esordio alla regia dello stesso Riondino.
Ed è a Taranto che i due artisti pugliesi, e tarantini, Riondino e Diodato hanno voluto dedicare il premio: «Quest’anno Taranto è presente con tanti film girati in Puglia [tra i candidati c’era anche “Comandante”, con Pierfrancesco Favino, girato nel capoluogo ionico, ndr], a Taranto – ha detto l’attore ricevendo il premio – siamo cresciuti con l’idea che non ci fosse altro destino se non la fabbrica, l’acciaieria. Il cinema non è l’alternativa ma è un’industria, dà lavoro, produce ricchezza. Quindi nel nostro piccolo possiamo anche far a meno della fabbrica». A fargli eco Diodato con la dedica alla «mia terra e a Taranto, una città che soffre».
Elio Germano, invece, dice: «Non possiamo fare a meno di lottare, io e Riondino, questo è un film molto attuale che parla di lavoro, tema che sembra dimenticato oggi dal cinema, e di Taranto violentata dal profitto. Sono tante le persone ci hanno raccontato le loro palazzine Laf».
Ai due artisti pugliesi arrivano anche i complimenti del presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano che, su Facebook, condivide la foto di Riondino e Diodato con il premio: «Due straordinari talenti di Puglia raccolgono il meritato riconoscimento per un film duro e lucente, come l’acciaio: “Palazzina Laf”. Bravissimi!», scrive il governatore.
Palazzina Laf
Girato quasi esclusivamente a Taranto, con riprese anche a Massafra, “Palazzina Laf” – prodotto da Palomar, Bravo e Bim Distribuzione con Rai Cinema e in coproduzione con la francese Paprika Films e il sostegno di Apulia Film Commission e Regione Puglia – vede come protagonisti Michele Riondino, nella duplice veste di regista e attore, e gli attori Elio Germano, Vanessa Scalera, Domenico Fortunato, Gianni D’Addario, Michele Sinisi, Fulvio Pepe, Marina Limosani, Eva Cela e con Anna Ferruzzo con la partecipazione di Paolo Pierobon.
“Palazzina Laf” è ambientato nel 1997 e racconta la vicenda di Caterino, uomo semplice e rude: uno dei tanti operai che lavorano nel complesso industriale dell’Ilva di Taranto. Vive in una masseria caduta in disgrazia per la troppa vicinanza al siderurgico e nella sua indolenza condivide con la sua giovanissima fidanzata il sogno di trasferirsi in città.
Quando i vertici aziendali decidono di utilizzarlo come spia per individuare i lavoratori di cui sarebbe bene liberarsi, Caterino comincia a pedinare i colleghi e a partecipare agli scioperi solo ed esclusivamente alla ricerca di motivazioni per denunciarli.
Ben presto, non comprendendone il degrado, chiede di essere collocato anche lui alla Palazzina Laf, dove alcuni dipendenti, per punizione, sono obbligati a restarvi privati delle loro consuete mansioni. Questi lavoratori non hanno altra attività se non quella di passare il tempo ingannandolo giocando a carte, pregando o allenandosi come fossero in palestra. Caterino scoprirà sulla propria pelle che quello che sembra un paradiso, in realtà non è che una perversa strategia per piegare psicologicamente i lavoratori più scomodi, spingendoli alle dimissioni o al demansionamento. E che da quell’inferno per lui non c’è via di uscita.
Tutti i premi dei David di Donatello
La cerimonia di consegna dei premi della 69esima edizione dei David di Donatello, diventati per la prima volta molto più spettacolo, è andata in onda in prima serata su Raiuno dagli studi di Cinecittà con la conduzione di Carlo Conti e Alessia Marcuzzi.
A fare incetta di premi ai 69esimi David di Donatello è “Io capitano” di Matteo Garrone che, con le avventure di Seydou e Moussa che lasciano Dakar per raggiungere l’Europa, si porta a casa ben sette statuette tra cui le due più importanti: miglior film, regia, fotografia, montaggio, suono, produttore ed effetti visivi. Il film con più candidature, “C’è ancora domani” di Paola Cortellesi, storia del riscatto di una donna, moglie e madre, nella Roma della seconda metà degli anni Quaranta, vince sei statuette: il già acquisito David dello spettatore, l’attrice protagonista andato a Cortellesi, l’attrice non protagonista ad Emanuela Fanelli, la miglior sceneggiatura originale, il miglior esordio alla regia e il David giovani.
Bene “Rapito” di Marco Bellocchio, che racconta un episodio del 1858, quando un giovane ebreo di Bologna fu rapito dai soldati papali perché battezzato segretamente dalla balia, che vince i David per scenografia, costumi, sceneggiatura non originale, trucco e acconciatura.
“Adagio” di Stefano Sollima, ultima parte della trilogia criminale, ottiene il David al compositore (Subsonica).