A Lecce la prima pugliese di “Oltre il confine”: la storia di due bimbi africani che sognano l’Italia

Stasera il Db d’essai ospita la prima proiezione pugliese di “Oltre il confine”, un viaggio per fuggire dalla sete e dalla fame raccontato come una fiaba, attraverso gli occhi dei bambini tra dolore e fantasia.

Il film, scritto e diretto dal regista salentino Alessandro Valenti sarà presentato dal cast e da tutti coloro i quali hanno collaborato alla produzione italo-francese.

Il film, presente al Giffoni, è stato premiato al Montreal film festival (miglior film) e al Bridge of peace festival (miglior opera prima). Nel cast Iaia Forte, Mama Fatou Mbaye, Fallou Mbaye e Nicola Rignanese.

Il film racconta la storia di due bambini africani che guardano le stelle e sognano di arrivare in Italia. Il loro mondo è raccontato come in una fiaba: Bekisisa ha dodici anni e una voce magica che incanta gli animali. Il suo fratellino Eno di anni ne ha sei e sogna di avere la maglia di Mané, il grande calciatore della sua squadra del cuore. Soli, lasciano la loro terra, dopo aver subito lutti e perdite, raggiungendo l’Italia, dove la realtà non è certo a misura di bambino. Avventure, vicissitudini e pericoli, ma anche un grande legame che li unisce. Insieme ad altri bambini saranno alla ricerca di un futuro migliore.

Il film è prodotto da Angelo Laudisa e Alessandro Valenti per Scirocco Films con Rai Cinema, in coproduzione con la società francese Rosebud Entertainment Pictures in associazione con Arte Cofinova, con il contributo di Apulia Film Commission ed è riconosciuto di interesse culturale dal ministero per i Beni e le Attività Culturali. La proiezione sarà preceduta da un incontro con Alessandro Valenti e il cast, con la partecipazione del produttore Angelo Laudisa, Paola Rizzo della Scirocco films, del compositore e autore della colonna sonora Gabriele Rampino, di Simona Abate della Casa della carità e Stefania Gualtieri della Fondazione Emmanuel.

«Ci sono storie – sottolinea Valenti – che devono essere raccontate perché altrimenti ti perseguitano. La storia dei bambini migranti mi segue da molto tempo da quando ho guardato negli occhi un bambino che ha attraversato un intero continente per arrivare qui davanti a me e da allora per me raccontare questa storia non è importante ma necessario, necessario per combattere quella “globalizzazione dell’indifferenza” che ti colpisce e non va più via se non fai attenzione. Se non ti alleni a guardare il mondo senza vivere dentro la prigione di te stesso. Allargare il proprio sguardo. Sentirsi parte del mondo e per questo voler contribuire a narrarlo».

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