I giudici della sesta sezione della Corte di Cassazione ieri pomeriggio hanno annullato la condanna ad un anno e mezzo (pena sospesa) disposta dalla Corte d’appello nei confronti del finanziere Gerardo Leone, al quale il braccio destro di Sandro Cataldo, in un periodo di rottura (apparentemente insanabile) tra i due, si era rivolto per denunciare il suo “padrino”. I giudici romani hanno anche rinviato ad altra Corte d’appello.
La storia
Leone, assistito dall’avvocato Antonio La Scala era stato inviato a giudizio per tentata concussione (che nel 2015 era punita solo “per costrizione”) e rivelazione del segreto d’ufficio, aggravato dal fatto di essere ufficiale di polizia giudiziaria, su denuncia di Sandro Cataldo. Nel giugno 2019 il tribunale collegiale di Bari lo aveva assolto da entrambi i reati, per insussistenza del fatto, e lo aveva condannato due anni di reclusione, per tentata induzione, avendo accertato con sentenza definitiva (la Procura di Bari non aveva proposto appello) che Leone non avrebbe mai preso soldi da Cataldo.
L’appello
Ma il finanziere, non soddisfatto, aveva presentato appello contro l’accusa di tentata induzione, e la Corte di Appello di Bari gli aveva ridotto la condanna ad un anno e mezzo (pena sospesa) per lo stesso reato. Viene allora presentato un ricorso alla Cassazione e Leone rinuncia alla prescrizione. I giudici, e siamo alle ultime battute, chiedono ai colleghi baresi i verbali di udienza e rinviano per decidere sul merito. Ieri la decisione di annullare il processo di secondo grado.