Voti in cambio di favori e posti di lavoro. Le intercettazioni: «Il contratto è firmato, ora comincia il ballo»

Un bar in via Sparano luogo d’incontri per dipanare la matassa delle richieste e delle azioni da portare avanti a sostegno del movimento Iniziativa Democratica e dell’impegno politico di Alfonsino Pisicchio, ex commissario straordinario dell’Arti, l’agenzia regionale per le tecnologie.

Nelle carte dell’inchiesta vengono ricostruiti tutti i passaggi di una catena che doveva garantire consensi all’esponente politico, tanto che gli inquirenti hanno trovato e sequestrato numerosi elenchi di persone che – secondo la ricostruzione della Procura – dovevano trovare lavoro, ricambiando poi con il proprio voto il favore ricevuto. «Questi non portano i voti. Io ho bisogno di essere eletto», si preoccupava Pisicchio, davanti alla necessità di garantirsi un ritorno elettorale dalle assunzioni pilotate in varie società, vincitrici di gare pubbliche al Comune di Bari: come la Golem Plus che gestiva il servizio tributi nel capoluogo pugliese.

C’è un primo elenco di 13 candidati, rinvenuto nell’ufficio di Alfonsino Pisicchio nella segreteria del suo movimento politico, con una serie di “Ok” o “Ko” al fianco dei nominativi, verosimilmente corrispondenti a indicazioni date dall’esponente politico, tanto che – sempre secondo la ricostruzione della Procura – i fratelli Enzo e Alfonsino Pisicchio si preoccupavano di avvisare i vari candidati, evidenziando il proprio interessamento, mentre Giovanni Riefoli, avviava i colloqui per la selezione del personale da assumere nella Plus Innovation e Golem Plus, e in altre imprese aggiudicatarie dell’appalto.

La premiata ditta Pisicchio aveva ruoli ben definiti. Alfonsino, in alcuni casi coadiuvato dai fratelli Giuseppe e Francesco, si preoccupava di selezionare i candidati d’assumere e le successive decisioni in merito, mentre l’altro fratello Enzo aveva un ruolo in prima linea, più esposto, con il compito di avere contatti con gli imprenditori e i candidati da contattare.

Così nella ricostruzione della Procura si fa riferimento al meccanismo decisionale delle assunzioni che, nel caso specifico, riguardano il Cup di Castellana Grotte, con Enzo Pisicchio che sollecita il fratello a prendere una decisione per indicare i nomi dei candidati da inserire, mentre l’esponente politico si preoccupava contemporaneamente di trovare un nominativo, «un manovale», da indicare a una impresa di Bisceglie, «col contratto ovviamente».

Le mancate risposte di Alfonsino Pisicchio mettevano in difficoltà Riefoli che martellava Enzo Pisicchio per avere i nominativi da inserire con urgenza e lo invitava a ritrovarsi al solito bar per «fare un casting» per le assunzioni.

La selezione del personale avveniva anche prima della scadenza delle domande prevista dal bando di reclutamento del personale, come documentano il procuratore aggiunto Alessio Coccioli e il pm Claudio Pinto, nelle richieste di arresto firmate dalla Gip Ilaria Casu. È lo stesso Riefoli che si premura di indicare i nominativi, verosimilmente su segnalazione dei Pisicchio, al responsabile delle risorse umane per i colloqui conoscitivi e la valutazione dei curriculum e dare così «inizio al ballo», secondo quanto si aspettava Enzo Pisicchio.

Le assunzioni delineano, secondo gli inquirenti, un sistema organizzato nei rapporti tra i Pisicchio e Riefoli, «ovvero l’interesse dei primi nel favorire le imprese del secondo nelle aggiudicazione delle gare, in cambio delle assunzioni».

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