Vittima di una aggressione a Barletta, Domenico Stella: «In questa città la violenza è sistemica, la sicurezza no»

«Quando ho visto il sangue che mi colava giù per il collo, abbondante, mi è preso il panico, non riuscivo a rendermi conto di cosa fosse accaduto, fino a un minuto prima ero seduto con i miei amici a un tavolino del bar, a chiacchierare, mentre bevevo una bottiglietta d’acqua dopo il Fantacalcio, un minuto dopo ero stato colpito fra capo e collo e sanguinavo». È ancora scosso Vincenzo Domenico Stella, un 29enne di Barletta, vittima di un’aggressione singolare avvenuta intorno alle 4 del mattino di sabato, mentre era all’esterno di un bar in piazza Aldo Moro.

Il fatto

I suoi amici, racconta, avevano visto quell’uomo avvicinarsi, ma pensavano lo conoscesse, come a voler fare uno scherzo. Solo dopo hanno realizzato che così non era. L’aggressore è fuggito e, dopo un breve inseguimento, gli amici della vittima hanno preferito pensare a lui.

«Sia il proprietario del bar che gli altri mi hanno aiutato – racconta – poi sono andato al pronto soccorso dove mi hanno messo un paio di punti di sutura. La ferita ha smesso di sanguinare e io sto bene». L’inquietudine, però, quella non è passata.
«Non no cosa avesse nella mano chi mi ha colpito, fra l’altro in un punto molto delicato, alla radice del capo, forse un piccolo oggetto tagliente o un anello, sono stato fortunato ma quello che è successo mi ha fatto riflettere, un’aggressione gratuita, violenta, arrivata dal nulla». Stella ha deciso di denunciare ed è stato dai carabinieri. «Mi hanno chiesto di tornare e lo farò, anche se in questi casi, magari non nel mio nello specifico, 24 ore possono fare la differenza».

L’emergenza sicurezza

«Il punto è che in questa città, dove io per scelta sono rimasto, nonostante lavori per una testata e una agenzia di comunicazione di Milano, la violenza è sistemica mentre la sicurezza non lo è». Vincenzo Stella è un avvocato, fa il giornalista e lavora col web e ieri lo ha usato, come pure gli amici che erano con lui, per denunciare pubblicamente l’aggressione subita, per senso civico e di responsabilità, quasi a voler suonare con forza un campanello d’allarme nella speranza che chi deve intervenga. «Io ho scelto di vivere qui pur lavorando da remoto ma c’è sempre meno attrattiva a rimanere. Se è capitato a me potrebbe capitare a chiunque, quello che mi è successo deve fare riflettere. Qui ci sono i miei affetti, la mia ragazza, le cose più belle che ho sono in questa città, ma non nascondo di nutrire un pizzico di risentimento».

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