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Visite senza fattura: sequestrati beni per 1 mln a un dentista di Casamassima e a un informatico

Un odontoiatra di Casamassima, in provincia di Bari, avrebbe omesso di indicare nelle dichiarazioni fiscali parte dei compensi percepiti utilizzando un programma gestionale, ideato grazie all'aiuto di un ingegnere informatico, per la tenuta di un sistema di contabilità parallelo e occulto affiancato a quello ufficiale. Lo hanno scoperto i finanzieri del comando provinciale di Bari…

Un odontoiatra di Casamassima, in provincia di Bari, avrebbe omesso di indicare nelle dichiarazioni fiscali parte dei compensi percepiti utilizzando un programma gestionale, ideato grazie all’aiuto di un ingegnere informatico, per la tenuta di un sistema di contabilità parallelo e occulto affiancato a quello ufficiale.

Lo hanno scoperto i finanzieri del comando provinciale di Bari che stanno eseguendo un decreto di sequestro preventivo di beni per un valore complessivo di circa 1 milione di euro, nei confronti del professionista con attività a Casamassima e di un imprenditore del settore informatico di Palo del Colle.

La somma costituisce il presunto profitto del reato di dichiarazione fraudolenta mediante altri artifici per gli anni d’imposta dal 2015 al 2019.

Il decreto di sequestro preventivo è stato emesso dal gip del Tribunale di Bari.

Dalle indagini è emerso che il software sarebbe stato creato e progettato per il mantenimento di due distinti archivi informatici: uno interno, definito “gestionale”, contenente i dati in chiaro, intendendo quelli cui seguiva l’emissione della relativa fattura fiscale; uno esterno, chiamato “storico”, memorizzato su supporti esterni facilmente rimovibili (pendrive, hard disk, ecc.), idoneo a raccogliere i dati nella loro totalità e, dunque, anche quelli relativi alle operazioni non annotate nella contabilità ufficiale del professionista. A tali informazioni l’odontoiatra avrebbe avuto accesso dalla maschera della scheda anagrafica dei pazienti con la semplice pressione del tasto F12 della tastiera digitando prima una password, nella disponibilità del titolare dello studio medico, che fornisce i privilegi di amministratore. Sintomatici, in proposito, sarebbero taluni espliciti riferimenti, nelle conversazioni estrapolate dalle chat acquisite nel corso delle indagini, alla contabilità “in nero” e ai casi in cui non utilizzare il pulsante.

Significativi elementi di riscontro sono stati acquisiti grazie all’ascolto dei pazienti che hanno dichiarato agli inquirenti di aver versato, sistematicamente e nel tempo, cospicui importi in contanti per le prestazioni sanitarie ricevute, senza il rilascio della prevista documentazione fiscale.

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