Anni di attesa, di udienze rinviate, ma anche di parole che si ripetono, ogni volta, per denunciare e mandare a processo chi lo aveva messo in ginocchio. Ben 45 le audizioni dinanzi alla polizia giudiziaria alla quale è stato sottoposto un imprenditore edile di Grumo, che una decina di anni fa ha deciso di denunciare per usura Saverio Columella, amministratore unico della Tradeco, la ditta di Altamura specializzata in smaltimento rifiuti. Sei anni dall’inizio di quel processo, 15 dai fatti denunciati, da quelle volte in cui aveva dovuto restituire il denaro prestatogli con interessi che arrivavano fino al 313 per cento su base annua.
Anche l’altra mattina l’imprenditore ha ripetuto il suo racconto, per l’ennesima volta. E lo ha fatto in un’aula del tribunale dinanzi al pm Fabio Buquicchio e ai giudici della prima sezione penale. Una vicenda datata, ma che proprio per il tempo trascorso, condiziona i diritti costituzionali di chi aveva trovato, insolitamente, il coraggio di denunciare.
Le indagini condotte dai finanzieri del Gico, raccontano di come al patrone della Tradeco si fossero rivolti imprenditori, ex calciatori, in difficoltà economiche. «A Columella – racconta uno di loro – fui presentato da un amico medico, e nel 2007 chiesi un prestito di 100 mila euro: ne dovetti restituire 120mila, lasciando a garanzia due assegni e il contratto preliminare di vendita di un appartamento».
E poi, piano piano, con un altro prestito di 50mila euro, secondo l’accusa, Columella si impadronì della Grumese di calcio: «Il Columella – spiega l’imprenditore – a fronte del suo impegno economico e per mancanza di fiducia verso di noi, pretese il pagamento anticipato dei conferimenti e la corresponsione di garanzie relative al pagamento. Di conseguenza, al Columella sono stati consegnati 10 assegni da 9 mila euro senza intestazione e data. A questo punto, agli inizi del 2007, non avendo liquidità finanziarie, il Columella mi ha prestato 50mila euro. Preciso che il Columella, per sua volontà non compariva direttamente nello statuto ma attraverso alcuni suoi uomini di fiducia».
Per coprire il prestito, è stato ricostruito dalla finanza, il costruttore sarebbe stato costretto a svendere a Columella per 54mila euro un terreno che aveva comprato ad oltre 97mila euro: il prestito di 50mila euro, in poco più di 5 mesi sarebbe lievitato a 67.500 con un interesse del 78 per cento annuo.
Columella, che con le società di famiglia era sponsor della pallavolo femminile di Altamura, avrebbe dato prestiti a usura anche ai dirigenti della squadra di serie A1. Una buona parte dei reati contestati nel processo, assieme all’usura, sono stati prescritti. Nel processo, cominciato a ottobre 2016, sono imputate dieci persone, tra cui Columella, l’avvocato altamurano Vincenzo Siani e poi alcuni titolari di agenzie di scommesse per i reati, a vario titolo contestati, di usura aggravata, rilascio di fatture per operazioni inesistenti, esercizio abusivo dell’attività finanziaria, riciclaggio, estorsione, truffa. Tutti reati in buona parte prescritti. Nel processo sono costituite parti civili gli imprenditori vittime e l’associazione Antiracket di Molfetta. Altre cinque persone, tra cui il collaboratore di giustizia Matteo Tulimiero e pregiudicati baresi accusati di aver preteso dagli imprenditori i pagamenti degli interessi usurari, hanno patteggiato pene comprese fra i 5 anni 9 mesi di reclusione e i 18 mesi.