Usura, Anna e il prestito per il matrimonio di sua figlia: «In poco tempo 10mila euro sono diventati 50mila»

Anna, la chiameremo così, ha sempre controllato personalmente “l’economia familiare”, gestendo le piccole entrate del lavoro, saltuario, da operaio di suo marito. Non molto da mettere da parte, ma lei da brava donna del Sud, è stata capace di accumulare in quel fazzoletto nascosto sotto la biancheria nel primo cassetto del comò, una piccola somma per il corredo della sua prima figlia.
Peccato, però, che quel denaro non bastasse per il matrimonio, per le spese della sala ricevimenti, la chiesa e il fioraio, come da tempo sognavano entrambe. Allora, come si usa fare nel borgo antico di Bari, ne ha parlato con la vicina di casa, che l’ha messa in contatto con un suo “amico”. Il denaro è arrivato, in breve tempo, e il matrimonio è stato celebrato. Ma il debito, contratto con quello che si rivelerà essere il componente di un’organizzazione finalizzata a compiere numerosi illeciti, l’usura tra i primi, diventerà il suo peggiore capestro.

Quei 10 mila euro, che nelle intenzioni iniziali doveva essere estinto in “comode rate” e un basso margine di interessi, «perché il fastidio lo devi pagare», diventano in breve tempo 50 mila, e poi lievitano ancora mentre Anna comincia a lavorare come collaboratrice domestica per mettere affannosamente da parte quel che deve rendere allo strozzino. Le ore non bastano mai, nonostante la donna trascorra gran parte delle sue giornate a lavorare, cercando allo stesso tempo di non far trasparire niente in casa. Fino a quando le richieste non diventano insostenibili, i tassi di interesse anche del 200 per cento, la sua fatica quotidiana inutile, la sua salute precaria.

E allora li ha denunciati, tutti, a cominciare dalla vicina di casa che l’aveva fatta finire nelle mani degli strozzini, consegnando alla polizia giudiziaria tutto quello che era rimasto nero su bianco. Non molto, perché gli affari sporchi si fanno senza lasciare traccia, ma la sua testimonianza è stata fondamentale per consentirne l’arresto e il successivo avvio di un procedimento giudiziario.

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