Chiuse le indagini della procura e fissata l’udienza preliminare per il terzo uomo sospettato di aver partecipato all’esecuzione di Graziano Rotondo, il 39enne di Palagianello ucciso con un colpo di pistola il 16 dicembre del 2020 negli scantinati di via Machiavelli dove si era intrufolato per rubare droga.
Per Giovanni Nigro, classe 1998, difeso dall’avvocato Luigi Esposito, l’udienza davanti al giudice Benedetto Ruberto è fissata per il 21 ottobre. Risponderà di concorso in omicidio, con l’aggravante di aver usato crudeltà verso una persona inerme, già in fase di agonia e per motivi abbietti, detenzione di 14 pistole e spaccio di droga in concorso con altre persone, tra cui anche un minorenne.
A processo in corte d’Assise, con le stesse accuse, sono già finiti gli altri due presunti killer di Rotondo, i cognati Vincenzo Balzo, 41 anni, alias «Sceriffo» e Carmelo Nigro, 34 anni.
Secondo quanto emerso dalle testimonianze al processo in corso a carico dei due, non era la prima volta che qualcuno si intrufolava negli angusti sotterranei di via Machiavelli per rubare droga. Proprio un familiare di Rotondo era sceso in quegli angusti scantinati, dove sapeva che era custodita una fortuna in droga e un arsenale di armi, proprio sotto alle così dette “case parcheggio” di via Machiavelli.
In aula sono state passate in rassegna tutte le fasi delle indagini, le intercettazioni ambientali, i controlli anche sui social network e le testimonianze. Dopo essersi introdotto per rubare droga, Rotondo fu sorpreso, inseguito da tre uomini colpito con una mazzetta e poi ucciso con un colpo di pistola al torace, punito con la vita per il suo sgarro. Le prove raccolte dagli agenti della squadra mobile nelle immediatezza del delitto sono diverse: tracce di fango che dagli scantinati portarono fino a casa dei due imputati, Blzo e Nigro, poi la circostanza che entrambi avevano appena fatto la doccia «sincronicamente» (così scrisse il giudice delle indagini preliminari) e alcune testimonianze che contrastano con gli alibi sostenuti dai familiari.
Prima di essere assassinato, Rotondo riuscì a telefonare due volte e chiedere aiuto al fratello. quest’ultimo per strada intercettò una volante della polizia chiedendo di intervenire ma ormai per Rotondo non c’era più nulla da fare. I familiari di Graziano Rotondo si sono costituiti parti civili con gli avvocati Rosario Orlando e Maria Giovanna Galatone e chiedono danni per due milioni e mezzo di euro ai due presunti killer.