Uccisa a 16 anni dal padre, una madre sarda scrive alla mamma di Jessica: «Il mio Mirko come tua figlia»

Jessica Malaj, 16 anni, è stata uccisa dal padre nel tentativo di difendere la mamma, Tafta, dall’aggressione dell’uomo che, poco prima, aveva colpito a morte il 51enne Massimo De Santis, sospettando che i due avessero una relazione.

Alla mamma di Jessica, ricoverata al Policlinico di Foggia, ha scritto Paola Piras, 52enne di Tortolì, in Sardegna, aggredita dall’ex compagno. In quella circostanza morì Mirko, figlio 19enne della donna, che tentò di difenderla dal 30enne Masih Shahid, pakistano condannato all’ergastolo per l’omicidio del ragazzo.

«Cara Tafta, io non ti conosco, eppure in qualche modo la sorte, la cattiva sorte, fa di noi due persone vicine. So bene che il dolore ciascuno lo attraversa a modo proprio ma devi credermi se ti dico che io penso di sapere cosa stai provando. Io lo so perché sono passata nel tuo stesso buio. L’11 maggio di due anni fa mio figlio Mirko provò a difendermi dall’uomo violento che avevo malauguratamente amato e che avevo poi lasciato e denunciato, quando la nostra storia era diventata per me una prigione. Quell’11 maggio si presentò all’alba armato della sua vendetta. E cominciò a colpirmi con un coltellaccio: una, due, tre, 18 volte».

Paola Piras ha inviato la sua lettera, indirizzata a Tafta, al Corriere della Sera. «Mirko come tua figlia Gessica. Due ragazzi perduti per difenderci da uomini tanto forti di violenza quanto privi di coraggio per sopportare un addio – scrive ancora – Ho pensato tante volte, a questo tipo di uomini. Non siete capaci di reggere l’abbandono? Sentite di non poter più vivere senza la donna che vi ha lasciato? Se tutto questo diventa per voi così tanto distruttivo, uccidetevi. Rivolgete a voi stessi il male che avete dentro, oppure fatevi aiutare a liberarvene. E poi ti auguro che nessuno, dall’esterno, osi mai dire che è stata colpa tua, perché quello fa male, avvelena i pensieri, ti mette sullo stesso piano dell’assassino. Una malignità. Con me l’hanno fatto più volte – ammette – Colpa mia, ha detto qualcuno, perché, dopo la separazione, non sono stata solo madre e santa ma mi sono avventurata in una storia sbagliata, con un uomo violento, per di più pachistano».

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