Truffa allo Stato sulle emissioni di Co2 dell’ex Ilva di Taranto: 10 indagati. Tra loro l’ex ad Morselli

Truffa ai danni dello Stato è l’ipotesi di reato contestata a dieci persone – amministratori, procuratori, dipendenti e collaboratori pro tempore di Acciaierie d’Italia, società che gestisce l’ex Ilva di Taranto – nei cui confronti sono in corso perquisizioni.

Gli indagati risiedono nelle province di Taranto, Bari, Milano, Monza-Brianza e Modena. Tra loro c’è Lucia Morselli, ex Ad di Acciaierie d’Italia. Nel registro degli indagati sono finiti anche Carlo Kruger, che era segretario della Morselli; Sabina Zani di PriceWaterCooper, consulente contabile di AdI; gli ex procuratori speciali dell’azienda Francesco Alterio, Adolfo Buffo, Paolo Fietta e Antonio Mura (quest’ultimo con funzioni di direttore Finanze tesoreria e dogane), gli ex direttori di stabilimento Vincenzo Dimastromatteo e Alessandro Labile e il dipendente Felice Sassi.

I finanzieri del comando provinciale di Bari stanno acquisendo materiali nell’ambito di un’inchiesta coordinata dalla Procura della Repubblica di Taranto sulla presunta manipolazione dei dati relativi alle emissioni di Co2 riconducibili alle attività di Acciaierie d’Italia prima che la società fosse posta in amministrazione straordinaria.

Dalle indagini sarebbe emerso che Acciaierie d’Italia avrebbe rendicontato falsi quantitativi di consumi di materie prime, prodotti finiti e semilavorati alterando i parametri di rendimento e dichiarato al registro europeo un numero di quote di Co2 inferiori a quelle realmente emesse, inducendo così in errore il Comitato ministeriale e aggiudicando l’assegnazione gratuita allo stabilimento ex Ilva di Taranto, per l’anno 2023, un ammontare di quote superiore rispetto a quello spettante.

Il Sistema europeo di scambio di quote di emissione (Ets) ha l’obiettivo di ridurre le emissioni di gas a effetto serra e prevede dei tetti massimi permettendo di acquistare o vendere sul mercato dei diritti a emettere Co2 “quote” secondo le necessità rispetto al limite stabilito. L’obiettivo del meccanismo è quello di mantenere alti i prezzi dei titoli così da disincentivare la domanda e indurre le imprese europee a inquinare meno.

Attraverso le loro condotte, dunque, gli indagati, è detto in una nota degli inquirenti «avrebbero procurato un ingiusto profitto per Acciaierie d’Italia consistito, da un lato, in un risparmio di spesa, realizzato con la restituzione allo Stato e, nello specifico, al Comitato ministeriale di quote Co2 inferiore a quello che la società avrebbe dovuto restituire, dall’altro, nei maggiori ricavi determinati dal riconoscimento di quote di Co2 gratuite in misura eccedente con pari danno del mercato primario delle “aste pubbliche” dello Stato».

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