Altri otto telefoni cellulari sono stati trovati, ieri, nel carcere di Taranto durante una perquisizione in alcune stanze della seconda sezione in cui sono ristretti i detenuti ad alta sicurezza. Alcuni dei telefoni erano anche dotati di scheda sim.
È quanto comunica il Sindacato autonomo di polizia penitenziaria (Sappe), che ironizza amaramente: «Ormai possiamo dirlo senza paura di smentita che le carceri italiane rappresentano un buon affare per le compagnie telefoniche».
Per il Sappe, per quanti dispositivi vengano ritrovati, ce ne sono «tantissimi altri (che non si riesce a sequestrare)» che «vengono utilizzati regolarmente dai detenuti per dirigere i loro affari dal carcere, oppure per divertirsi su tik tok».
I ritrovamenti di ieri a Taranto fanno seguito ai sequestri di telefonini avvenuti nelle carceri di Lecce, Foggia, Trani, Brindisi, Bari e altri ancora.
«Qualcuno potrebbe anche meravigliarsi per l’ingresso di tanto materiale proibito in carcere – sottolineano dal Sappe -, ma vogliamo ricordare che proprio a Taranto sono stati rinvenuti due droni caduti prima di portare droga e telefonini a destinazione (possiamo immaginare invece quanti facciano bene il loro servizio), e nonostante ciò nessuno dell’amministrazione penitenziaria si è minimamente preoccupato».
Da tempo, prosegue il sindacato in una nota, «chiediamo il perché non si utilizza la tecnologia (Jammer per esempio) per bloccare i droni e le comunicazioni telefoniche… senza risposte. Peraltro – si legge ancora – il carcere di Taranto è il più affollato della nazione e deve scontare anche una gravissima carenza organica».
Il Sappe, conclude la nota, «non si stancherà mai di denunciare i responsabili di tutto ciò, a partire dal ministro della Giustizia e poi i vertici del Dap che chiudono gli occhi su quello che accade a Taranto. Abbiamo notizia che non si contano più le numerose comunicazioni disperate che i vertici del Carcere di Taranto trasmettono in continuazione ai responsabili regionali e nazionali dell’amministrazione penitenziaria rappresentando la gravità della situazione che in mancanza di interventi concreti, potrebbe causare eventi irreparabili. Il Sappe deve anche constatare che chi potrebbe evitare la degenerazione della situazione, nonostante il nostro accorato appello, non è intervenuto in maniera decisiva; parliamo della magistratura e delle prefettura».