Trani, la Corte di Cassazione conferma la condanna per l’ex gip Michele Nardi

La Corte di cassazione ha confermato la condanna a 16 anni e 9 mesi di reclusione per l’ex giudice di Trani, Michele Nardi, per associazione per delinquere finalizzata alla corruzione in atti giudiziari.

La Suprema corte ha annullato la sentenza della Corte d’appello di Lecce che il primo aprile 2022 aveva a sua volta annullato, per incompetenza territoriale in favore del Tribunale di Potenza, la sentenza di condanna per l’ex gip.

I supremi giudici hanno così fatto rivivere la sentenza di primo grado nei confronti di Nardi, accusato di aver garantito esiti processuali favorevoli in più vicende giudiziarie e tributarie in favore di imprenditori coinvolti nelle indagini dei pm di Trani in cambio di denaro, gioielli e varie utilità.

I supremi giudici, a quanto si evince dal dispositivo della sentenza, hanno quindi ritenuto che la competenza territoriale a decidere da parte dei giudici potentini si sia verificata dopo la sentenza emessa dal Tribunale di Lecce, perché il procedimento è connesso con quello a carico di un altro magistrato imputato a Potenza.

Per questo hanno salvato il giudizio di primo grado e stabilito che da ora in poi la competenza a giudicare sarà della Corte d’appello di Potenza perché la causa di incompetenza territoriale è sopravvenuta dopo la sentenza di primo grado. Quindi, tra qualche mese la Corte d’appello di Potenza si pronuncerà sulla sentenza di primo grado emessa dal Tribunale di Lecce.

Oltre a Nardi il Tribunale di Lecce, il 18 novembre 2020, aveva condannato a 9 anni e 7 mesi di reclusione l’ispettore di polizia Vincenzo Di Chiaro, ritenuto complice dell’ex pm tranese Antonio Savasta (condannato in primo grado con rito abbreviato a Lecce in un processo-stralcio a 10 anni, la cui posizione è stata poi trasferita per connessione a Potenza); 6 anni e 4 mesi erano stati inflitti all’avvocatessa barese Simona Cuomo; 5 anni e 6 mesi a Gianluigi Patruno; 4 anni e tre mesi a Savino Zagaria, cognato di Savasta.

Anche la sentenza a carico di questi imputati era stata annullata dalla Corte d’appello di Lecce che aveva stabilito la competenza dei magistrati potentini.

Il primo giugno scorso il gup di Potenza, Lucio Setola, che avrebbe dovuto decidere sulla richiesta di rinvio a giudizio degli indagati, accogliendo le eccezioni sollevate dalle parti, ha rimesso gli atti alla Cassazione chiedendo di pronunciarsi sul conflitto di competenza.

La Corte d’appello di Lecce si era dichiarata incompetente e aveva trasmesso gli atti a Potenza ritenendo che il procedimento fosse connesso con quello a carico dell’ex procuratore di Taranto e Trani, Carlo Maria Capristo, per il quale la Procura potentina ha recentemente chiesto la condanna a sei anni di reclusione per induzione indebita a dare o promettere utilità, falso e truffa.

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