«Sono un po’ scossa, ma sto bene. Adesso sono ad Antalia, sono arrivata alle 14 di ieri e passo qui qualche giorno in attesa di capire come si evolverà la situazione. Al momento sono dalla zia di una mia amica turca, non era previsto venissi qui».
È il racconto di Chiara Grazia Valenzano, 25enne laureata in Scienze internazionali all’Università di Torino, originaria di Rutigliano, che stava svolgendo un tirocinio post laurea, tramite progetto Erasmus a Gaziantep, presso l’associazione Ayad.
«Al momento del terremoto mi trovavo a Gaziantep, in un quartiere chiamato Güneş, popolato sia da persone siriane che turche. Con l’associazione Ayad, basata a Gaziantep, diamo supporto educativo alle famiglie siriane. Insegniamo musica e lingua inglese», dice Chiara. «La casa dove abitavo era accanto alla struttura scolastica e il terremoto lo abbiamo vissuto con i vicini che sono gli utenti del servizio – continua -. Ci siamo svegliate in piena notte, alle 4:17, per le prime scosse, ci era stato detto di non rientrare nelle abitazioni, ma abbiamo avuto necessità di rientrare a causa del freddo. Dopo la seconda scossa ci siamo rifugiate in un autobus di linea là parcheggiato perché conoscevamo l’autista. Quando abbiamo capito che non era più possibile rimanere a Gaziantep ho deciso di partire».
Insieme ad un’altra ragazza, racconta Chiara, «siamo andate a piedi all’autostazione di Gaziantep, non riuscivano a trovare altri mezzi. Abbiamo camminato due ore per raggiungerla. Siamo state aiutate a distanza da una mia amica turca che ha provato a trovare dei biglietti per gli autobus. Il mio autobus per Adana è stato cancellato a causa della situazione delle strade così ho preso il primo autobus disponibile per Antalia – continua Chiara -. Camminando verso l’autostazione c’erano buche profonde e il castello di Gaziantep, a cui pochi giorni prima facevo le foto come una turista, è stato distrutto. La vecchia chiesa armena era completamente crollata insieme alla cupola e ai minareti. Ciò che ha colpito di più durante le due ore di cammino verso l’autostazione sono stati gli accampamenti di fortuna Gazientep: chi non aveva un’auto si è arrangiato costruendo rifugi nei parchi, con teli di plastica e spalando la neve. Dalle informazioni che mi arrivano ci sono moschee, sale ricevimento, locali, che stanno cercando di offrire un po’ questi servizi, ma è difficile per tutti trovare posto».
Chiara ha pubblicato un post sul proprio profilo Facebook: «Vi scrivo da Antalia, dove sono riuscita a mettermi al sicuro dopo aver passato la nottata di domenica e lunedì a Gaziantep a fare i conti con i primi effetti del terremoto. Sono fortunata. Ma a Gaziantep e dintorni continuano le scosse, la sensazione di pericolo. Continua il freddo, la ricerca di un posto sicuro, la ricerca di cibo. Ci sono problemi di approvvigionamenti, di accesso all’acqua, al gas – scrive -. Purtroppo da qui non posso fare molto se non condividere con voi queste informazioni. L’area e le persone interessate dal disastro è molto estesa, le autorità sono impegnate con i salvataggi, c’è bisogno di tutto l’aiuto possibile per gli sfollati e per chi non può tornare a casa».