Taranto, trovati 6 cellulari nelle docce del carcere. Poliziotti sventano una rissa

Sei telefonini e cavetti di ricarica sono stati trovati ieri nelle docce del reparto in cui sono ristretti i detenuti ad alta sicurezza nel carcere di Taranto.

A trovarli sono stati gli agenti della Polizia penitenziaria che, «nonostante siano costretti a lavorare in gravissima carenza organica – scrivono dal Sappe, il sindacato autonomo di Polizia penitenziaria -, non lesinano impegno e attaccamento al loro lavoro, nonostante siano stati lasciati soli e senza alcuna sicurezza nei reparti detentivi in balia dei detenuti più violenti».

Sempre nel pomeriggio di ieri, infatti, gli agenti hanno scongiurato che una rissa tra detenuti tarantini si trasformasse in «una resa dei conti definitiva». Grazie all’intervento dei poliziotti si sono registrati solo alcuni feriti medicati nell’infermeria della struttura anche se la situazione «si è fatta molto tesa all’interno del carcere tarantino».

Il Sappe denuncia che «purtroppo questi bollettini di guerra, quasi giornalieri, non sono altro che la sommatoria della grave situazione presente nel carcere di Taranto a seguito del sempre più grave sovraffollamento di detenuti, ormai abbiamo superato quota 800, a fronte di un organico di meno di 300 poliziotti». Il Sappe «ritiene che tale drammatica situazione che giornalmente mette a rischio la sicurezza dei poliziotti, dei detenuti e del territorio, abbia responsabili ben precisi tra cui il ministro della giustizia i vertici del Dap che chiudono gli occhi su quello che accade a Taranto».

Nei mesi scorse il Sappe ha presentato un dettagliato esposto alla Procura della repubblica di Taranto «in cui venivano elencate le responsabilità del ministro e dell’amministrazione penitenziaria chiedendo un intervento rapido, poiché la situazione poteva degenerare in maniera definitiva, finora senza alcun risultato», dicono ancora dal sindacato.

Il Sappe ha chiesto l’intervento della magistratura «che purtroppo ad oggi non c’è stato», scrivono ancora: «Non rimane che pregare affinché la polveriera non esploda con effetti devastanti anche per il territorio ed i suoi cittadini come è avvenuto due anni fa a Foggia».

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