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Cronaca

Taranto, mafia 2.0: fiumi di droga in città dai clan della camorra. La ricerca del consenso anche sui social

Mentre gli affari seri del clan erano guidati dalle due donne “reggenti”, le mogli dei fratelli Pascali, tra i più giovani c’era chi si metteva in mostra perfino sul web, partecipando alle riprese del video musicale di una cantante neomelodica napoletana, interpretando tipiche scene di malavita, spaccio e estorsioni.

Secondo la procura antimafia, lo hanno fatto per evocare la potenza del clan e ottenere consensi anche sui social. Il video “Si frate a me” è girato nel 2018 per buona parte al quartiere Paolo VI di Taranto, roccaforte del clan Pascali. Ha ottenuto quasi 50mila visualizzazione su Youtube. Si vedono un adulto e un ragazzino senza casco in moto che incontrano altre persone. Poi scambi di denaro e perfino la scena, recitata, della richiesta di una tangente in pizzeria. Realtà e fiction si incrociano, quasi confondendosi. Quattro attori su sette sono indagati nell’inchiesta dell’antimafia. Due sono in carcere.
Altro core business era il traffico di droga. Sono due le presunte associazioni per delinquere aggravate dalla disponibilità di armi e dall’agevolazione del clan mafioso, contestate a una dozzina di indagati. I traffici erano retti dai fratelli Pascali anche durante il periodo di detenzione. La droga arrivava da clan affiliati alla camorra. I gruppi di spaccio erano autonomi ma dovevano riconoscere ai vertici del clan una quota dei loro introiti, una vera e propria royalty in cambio di poter spendere il “buon nome” dei fratelli e usufruire dei canali di approvvigionamento campani.
Durante le operazioni della polizia, sono stati effettuati numerosi sequestri di ingenti quantità di droga, denaro, armi e munizioni. Nel corso dell’inchiesta, durata oltre tre anni, sotto chiave sono finiti quasi tre chili di cocaina, 200mila euro in mazzette sottovuoto, diverse armi, tra cui un mitra automatico da guerra e una penna pistola in stile James Bond.
E per gli investigatori c’è un collegamento tra l’indagine e la sparatoria avvenuta al quartiere Tamburi 24 ore prima degli arresti. «Le indagini della squadra mobile hanno dimostra che all’attività nel campo degli stupefacenti e delle estorsioni, passiva rispetto al mondo esterno, corrispondeva anche una certa fibrillazione interna. La squadra mobile ritiene che possa essere coinvolta nell’ultimo episodio la parte militare dell’organizzazione, pronta a fare ricorso alle armi. Del resto la scorsa notte gli agenti hanno sequestrato numerose pistole nel corso delle perquisizioni», ha detto ieri Francesco Messina, direttore della centrale anticrimine della polizia.

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