Taranto, il giorno del dolore per il piccolo Federico: «Il mondo è stato ingiusto con te»

Ieri a Taranto è stato il giorno del dolore per la morte del piccolo Federico Musciacchio, il bimbo di tre anni ucciso da un’encefalite mentre combatteva la sua battaglia contro l’atrofia muscolare spinale di tipo 1.

Palloncini bianchi, davanti alla chiesa del Carmine e suoni di campane per l’ultimo saluto al piccolo guerriero, «un gigante che ci ha insegnato che la vita vale non per quanti anni dura ma per quanto amore riesce a suscitare nelle persone» ha detto durante l’omelia il parroco, monsignor Marco Gerardo, che conosceva molto bene il piccolo Federico e l’aveva seguito per tutto il suo calvario. Parole forti, quelle del monsignore, nei confronti delle case farmaceutiche per i prezzi folli di farmaci come il Zolgensma, il farmaco salva-vita da oltre due milioni di euro che Federico era riuscito ad avere a maggio scorso. Da allora le sue condizioni sembravano essere migliorate. Il piccolo riusciva ad avere una postura quasi autonoma e le sue condizioni sembravano volgere per il meglio, quando purtroppo improvvisamente è mancato.

Monsignor Gerardo ha letto una lettera per il piccolo Federico. «Oggi un angelo nasce in paradiso ma non riusciamo a toglierci dal cuore il dolore atroce per la tua morte prematura. Facciamo fatica a parlare con Dio. Perché noi siamo arrabbiati con lui. Perché con noi è stato sordo e muto alle nostre infinite preghiere e anziché darti quella salute che gli avevamo chiesto, ieri ha deciso di toglierti a noi e prenderti con sé. Ora resta anche muto davanti alle nostre insistenti domande. Perché. Se tutto questo ha un senso, dicci almeno qual è. Non lasciarci in questa valle di lacrime senza neppure darci una spiegazione». Ancora rivolgendosi al feretro, monsignore ha esclamato «è ingiusto che un innocente viva così poco e la sua vita non solo breve sia anche un calvario senza sosta. Tu e i tuoi pochi e terribilmente sofferti anni avete insegnato a tutto il vero senso della vita».

Dolore, incredulità nella comunità che si è stretta attorno alla famiglia Musciacchio, commercianti e imprenditori ma soprattutto da quattro generazioni confratelli della congrega del Carmine, protagonisti alle processioni di Pasqua. La storia di Federico, attraverso i social ma anche alcuni servizi televisivi, era entrata nelle case di molti italiani e soprattutto dei tarantini. In tanti lo avevano sentito come un fratellino, un figlio. La sua vicenda aveva toccato il cuore di molte persone che da ogni parte d’Italia si era prodigate per diffondere l’appello, inviare somme di denaro che sono servite alla famiglia per le continue trasferte a Roma. In tanti speravano nella sua ripresa e ora la sua morte ha lasciato in tutti un senso di sconfitta.

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