Non c’era solo il lavoro con la Federazione pesca sportiva, nel Coni. Sergio Schiavone, che amava la bella vita nella capitale, aveva una passione: quella del gioco, nelle eleganti sale giochi e scommesse di Roma e sulle piattaforme specializzate on line.
Una passione che sosteneva con cinque conti, sui quali sono finiti gli occhi della finanza, e che nel giro di pochi mesi gli sono costati centinaia di migliaia di euro. Denaro che, per gli inquirenti, non perveniva unicamente dal suo stipendio del Coni (in media 1.500 euro al mese) ma da versamenti fatti dalla suocera, legale rappresentante di quattro società di una holding che fa capo alla famiglia del lucerino Antonio Di Carlo, la Serical srl.
La circostanza è emersa nell’ambito delle indagini dei finanzieri del Nucleo di polizia economico-finanziaria di Bari che martedì hanno notificato a Schiavone gli arresti domiciliari, a Di Carlo la misura cautelare in carcere e all’ex dg Asset Elio Sannicandro l’interdizione per un anno dai pubblici uffici (oggi gli interrogatori di garanzia).
I tre, secondo i pm Claudio Pinto e Savina Toscani, avrebbero stretto un accordo corruttivo, che a Sannicandro sarebbe fruttato una tangente da 60mila euro, e agli altri due il vantaggio di numerosi appalti nei Comuni pugliesi afflitti dal dissesto idrogeologico.
Ed è proprio indagando nei rapporti affaristici di Di Carlo e Schiavone, che i finanzieri hanno scoperto l’abitudine del dirigente Coni di scommettere. Il 1 aprile 2022 l’Unita di informazione finanziaria della Banca d’Italia segnalava: “I volumi movimentati dallo Schiavone siano altamente sovradimensionati e potenzialmente riconducibili ad un flusso di denaro illecito. Il sospetto, oltre ai volumi complessivi ritenuti sovradimensionati – si legge – risiede principalmente nella necessità di eludere le presunte vincite attraverso l’utilizzo di più prepagate, ed attraverso i quasi contestuali prelievi di contante, eseguiti sistematicamente attraverso il frazionamento degli importi e la diversificazione degli uffici postali, nonché i trasferimenti in favore della coniuge attraverso vaglia”.
In sostanza, in quanto titolare del 15 per cento di una srl attiva nella produzione cinematografica, la Lilith Factory, tra aprile e giugno 2021 avrebbe acquistato tre prepagate sulle quali risultano prima accrediti per 104mila euro dalla Star Douglas GBR, e poi nuovi pagamenti per commesse on line.
Da ulteriori accertamenti, poi, sono spuntati cinque conti gioco, uno solo dei quali ancora aperto, concessionaria la Reel Italy LTD, con sede a Malta. Da febbraio a settembre 2021, da quel conto sono stati prelevati 118.452 euro. Le notevoli spese di gioco, spiegano i finanzieri nella loro informativa ai pm, sarebbero state in parte coperte da sua suocera, legale rappresentante delle quattro società riconducibili a Di Carlo. “È dunque confermato – per gli inquirenti – il rapporto di cointeressenza economica fra Di Carlo e Schiavone”.