I legali della difesa hanno chiesto la revoca del carcere per l’imprenditore di Lucera, Antonio Di Carlo, o in subordine gli arresti domiciliari e un’attenuazione della misura cautelare per sua figlia Carmelisa Di Carlo e per Sergio Schiavone, dipendente del Coni, che attualmente sono agli arresti domiciliari.
Le istanze sono state presentate dai rispettivi difensori al tribunale del Riesame di Bari.
I tre sono stati arrestati il 7 novembre scorso nell’ambito dell’indagine che vede coinvolto anche Elio Sannicandro, ex soggetto attuatore della commissione regionale per il dissesto idrogeologico ed ex dg di Asset Puglia, l’agenzia regionale per lo sviluppo del territorio, interdetto per 12 mesi.
Sannicandro è accusato di aver ricevuto una tangente da 60mila euro da Di Carlo in cambio degli appalti per i lavori a lama Lamasinata e al torrente Picone di Bari.
I Di Carlo sono accusati di corruzione e turbativa d’asta in relazione ad alcuni appalti nelle province di Bari e Foggia; Schiavone, dipendente del Coni, è considerato “l’intermediario” tra l’imprenditore Di Carlo e Sannicandro.
I difensori di Di Carlo e Schiavone, Raul Pellegrini e Roberto Prozzo, hanno fatto appello al Riesame dopo che le loro istanze sono state rigettate dal gip Giuseppe Battista, che ha emesso le misure cautelari.
Questi ha anche rigettato l’istanza di revoca delle misure per Sannicandro e per altri sette indagati.