Tangenti per appalti Covid, il processo a Lerario rischia passo indietro

Rischia di tornare indietro il procedimento nei confronti dell’ex dirigente della protezione civile regionale della Puglia, Antonio Mario Lerario, imputato per corruzione con riferimento a due presunte tangenti ricevute da altrettanti imprenditori nel dicembre 2021, in cambio, ritiene la Procura, di appalti legati anche all’emergenza Covid.

Nella prima udienza del processo con rito abbreviato iniziato oggi dinanzi al gup del Tribunale di Bari Marco Galesi, la difesa di Lerario, l’avvocato Michele Laforgia, ha anticipato la questione preliminare sulla irritualità del giudizio immediato per un reato diverso da quello per il quale l’imputato è sottoposto a misura cautelare.

Lerario, presente oggi in aula, è finito in carcere il 23 dicembre 2021 e dal 17 marzo è agli arresti domiciliari.

Nell’ambito della stessa indagine dal 26 dicembre sono agli arresti domiciliari i due imprenditori che avrebbero pagato le due tangenti da 20mila e da 10mila euro, Donato Mottola di Noci e Luca Ciro Giovanni Leccese di Foggia.

Nell’udienza di oggi anche la difesa di Leccese ha sollevato la stessa questione e il gup ha rinviato al 27 settembre perché il nuovo giudice che si occuperà della vicenda decida se dichiarare nullo il decreto di giudizio immediato e quindi trasmettere gli atti nuovamente alla Procura.

Per Mottola, che non ha scelto il rito abbreviato, la questione è già stata affrontata e accolta dal Tribunale nelle scorse settimane. L’eccezione fa riferimento alla modifica della imputazione formulata al momento dell’interrogatorio contestuale all’arresto rispetto a quella contenuta nel decreto di giudizio immediato.

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