Strage di San Marco in Lamis, la vedova Luciani a Meloni: «La lotta alla mafia parta dal Gargano»

«Cara Giorgia, se davvero volete combattere la mafia, dovete cominciare da qui», dal Gargano. È un passaggio della lettera che Arcangela Petrucci, vedova di Luigi Luciani, vittima innocente di mafia a San Marco in Lamis, ha scritto alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni.

«Dove cresce la povertà economica ed educativa, il degrado, l’arretratezza, troppo spesso arrivano le reti di criminalità organizzata, con un sistema di ricatti, imposizioni, controlli soprattutto nei confronti di quei soggetti fragili, facilmente manovrabili e influenzabili», si legge nella lettera, che continua: «Per molti giovani la mafia rappresenta la risposta al loro bisogno di ricerca di un senso di identità, di appartenenza, di rispetto, di considerazione; tutto ciò che dovrebbe invece garantire un Governo, e che troppo spesso a parte tante belle parole non fa nulla e così facendo contribuisce a determinare ancor di più sfiducia nelle istituzioni».

Oggi, nel luogo dove Luigi Luciani – agricoltore che, insieme al fratello Aurelio, fu ucciso sette anni fa – si è tenuta una cerimonia commemorativa. I fratelli Luciani sono stati uccisi perché furono testimoni dell’omicidio del boss Mario Luciano Romito e di suo cognato Matteo De Palma.

Petrucci lancia un appello: «Cara Giorgia – scrive – sua figlia ha la stessa età di mio figlio. Glielo chiedo da madre: investiamo concretamente su di loro, non domani ma subito. Questa mia lettera non ha lo scopo di criticare l’attuale governo, perché sono consapevole che quello che c’è oggi arriva da lontano. Ma le scrivo per invitarla a non essere afona quando si parla di criminalità organizzata come troppo spesso accade. Parlate di mafia, siate scomodi, fate atti concreti, non lasciate tutto alle forze di Polizia e ai magistrati. Abbiamo bisogno di voi. Dal Gargano, proprio oggi, vi chiedo di non rendere il sacrificio dei nostri cari invano».

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