È definitiva la condanna all’ergastolo per Giovanni Caterino, ritenuto il basista della strage di San Marco in Lamis.
Nella tarda serata di ieri, la prima sezione della Corte di Cassazione ha respinto il ricorso dei difensori dell’imputato, gli avvocati Franco Coppi e Michele Laforgia, confermando la condanna all’ergastolo decisa il 16 novembre 2022 dai colleghi della Corte d’Assise d’Appello di Bari.
Nel processo è stata riconosciuta anche la costituzione di parte civile della Regione Puglia, rappresentata dall’avvocato Francesco Mastro. Il 43enne di Manfredonia è accusato del quadruplice omicidio del 9 agosto 2017, quando nei pressi della vecchia stazione, in agro di Apricena, furono uccisi i due bersagli del commando, il boss Mario Luciano Romito e suo cognato Matteo De Palma, ma anche gli innocenti testimoni del raid, i fratelli Luigi e Aurelio Luciani.
Caterino, che era stato condannato all’ergastolo anche in primo grado dalla Corte d’Assise, su richiesta della pm antimafia Luciana Silvestris, era stato arrestato il 16 ottobre 2018, ma si era sempre professato innocente. Suo il ruolo, attribuitogli dal clan, di controllare le mosse del boss Romito nei giorni precedenti la strage, pedinandolo e accertandosi che tutto procedesse come organizzato.
Negli anni successivi alla strage, sono stati numerosi gli appelli delle due vedove Luciani, alla ricerca di una risposta certa alla loro fame di verità e giustizia. Istanza che avevano rinnovato persino in una lettera al presidente Mattarella, un mese fa. La decisione dei giudici della Suprema Corte mette finalmente un punto alla tragica vicenda.