Strage di giovani sulla SS 96: chiesto il processo per un 30enne. La mamma di una vittima: «Voglio giustizia»

«Mia figlia non potete restituirmela, ma datemi almeno giustizia». Si chiude con queste parole lo struggente appello ai giudici di Anna Mideja, mamma di Sara Grimaldi, alla vigilia della prima udienza del processo a carico del 30enne che era alla guida dell’auto che si schiantò contro un muro sulla strada statale 96. Nell’incidente morirono oltre a Sara, 19 anni, altri due ragazzi, Elisa Buonsante, 25 anni, e Michele Traetta, di 21.

L’incidente avvenne l’11 dicembre del 2022 sulla strada statale 96 nel territorio di Modugno e il pm della procura di Bari, Manfredi Dini Ciacci, ha chiesto il rinvio a giudizio per il conducente dell’auto su cui c’erano le vittime, il 30enne Gaetano Caputi di Bari. Il giovane è accusato di omicidio stradale, con le aggravanti di aver causato il decesso di più persone e di aver commesso il reato con pesanti violazioni delle norme sulla circolazione stradale, oltre che per il reato di lesioni personali stradali gravissime: nell’incidente rimase gravemente ferito un quarto giovane.

L’udienza preliminare del processo è fissata per lunedì 20 maggio, alle 9, dinanzi alla gup del tribunale di Bari, Rossana De Cristofaro.

Stando a quanto emerso dalle indagini Caputi procedeva a oltre 120 chilometri orari alla guida di una Mini One in un tratto di strada in cui il limite era di 50 chilometri orari. L’auto avrebbe sorpassato a destra alcuni mezzi in coda finendo per impattare contro un autobus che usciva da una stazione di servizio.

A seguito dell’impatto la Mini One fu sbalzata contro un muro di cemento armato: morirono Michele Traetta, che si trovava sul sedile posteriore destro, Elisa Buonsante di Mola di Bari, che era seduta sul sedile del passeggero anteriore, e Sara Grimaldi di Palo del Colle, che si trovava sul sedile posteriore centrale. Nell’auto viaggiava anche Giovanni Sforza che restò gravemente ferito.

I familiari delle due giovani si sono affidati allo Studio 3A-Valore Spa per essere supportati e ottenere giustizia, attraverso l’area manager per la Puglia e responsabile della sede di Bari, Sabino De Benedictis, con la collaborazione dell’avvocato Fabio Ferrara, del Foro di Bari. E Studio3A, tra le altre cose, ha messo a disposizione anche il noto ingegnere forense Pietro Pallotti per la ricostruzione dell’incidente.

La lettera della mamma di Sara Grimaldi

A Studio 3A-Valore Spa la mamma di Sara, Anna Mideja, ha consegnato anche una lettera in cui ricorda la figlia e il suo amore per i fratelli di cui si prendeva cura, studiava per diventare un agente della polizia locale dopo aver fatto alcune esperienze lavorative in Calabria e accompagnava la madre in manifestazioni sindacali di piazza.

«Da altruista che era. Lei, però, non diventerà mai mamma, mai agente della polizia locale», scrive Anna: «Tutti i suoi progetti per diventare una futura, brava donna inserita nella società sono stati spezzati – scrive -. Con lei, siamo morti anche noi, genitori e fratelli. Le nostre vite sono state sconvolte completamente, stravolte dagli accadimenti».

Per i fratelli di Sara, scrive ancora, «l’obiettivo è affermarsi nella vita, perché vogliono che Sara sia orgogliosa di loro realizzando, a piccoli passi, tutto quello che lei non potrà più fare». E ancora: «Ora sono sola, come soli si sentono i suoi fratelli. Nessun genitore, al posto di scegliere un cellulare da regalare alla propria adorata figlia per il Natale, deve trovarsi a scegliere il loculo per la figlia. Nessun genitore dovrebbe andare “a visitare” la figlia al cimitero anziché a casa sua per darle un sostegno con le faccende domestiche o i figli».

Anna Mideja si chiede perché il 30enne alla guida dell’auto (che aveva 29 anni quando avvenne l’incidente), «non mi hai mai contattata, anche tramite avvocati, per chiedermi scusa o dimostrarmi il suo dispiacere per quanto è accaduto».

La mamma di Sara confessa di essersi «rapportata con tanti genitori che hanno perso un figlio in un incidente stradale e, in modo unanime, è emersa la grande delusione verso una giustizia italiana che risulta inadeguata dinanzi a tragedie che sconvolgono e stravolgono per sempre la vita di interi nuclei familiari, infliggendo pene lievi, insignificanti rispetto al danno prodotto».

«Queste stragi, purtroppo, continueranno fin quando le istituzioni non comprenderanno la necessità di assumere posizioni ferme e decise, stabilendo pene severe ed esemplari».

E poi conclude: «Non potete riconsegnarmi la mia adorata figlia Sara, ma almeno garantitemi una giustizia che infligga una pena severa, corrispondente al dolore prodotto, che serva da deterrente perché non ci siano altre Sara, altri Michele, altre giovani vite stroncate in malo modo da driver sconsiderati. Fatelo per tanti giovani che potrebbero salvarsi».

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