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Stipendi ai portaborse: i partiti pugliesi nel mirino della Corte dei Conti

La Corte dei Conti tiene il punto sulla restituzione degli stipendi ai portaborse pagati da sette partiti del Consiglio regionale pugliese nella scorsa legislatura. I giudici nei giorni scorsi hanno inviato sei decreti istruttori (uno era già stato recapitato al segretario generale a fine ottobre) alla presidente del Consiglio Loredana Capone per un valore complessivo…

La Corte dei Conti tiene il punto sulla restituzione degli stipendi ai portaborse pagati da sette partiti del Consiglio regionale pugliese nella scorsa legislatura.

I giudici nei giorni scorsi hanno inviato sei decreti istruttori (uno era già stato recapitato al segretario generale a fine ottobre) alla presidente del Consiglio Loredana Capone per un valore complessivo di 246mila euro di stipendi non regolari indirizzati ai capigruppo dei partiti che, tuttavia, potranno rivalersi sul resto dei componenti dei gruppi.

Atti finalizzati alla verifica di un illecito contabile, ovvero l’errata classificazione degli stipendi per i consulenti esterni inseriti nelle spese per il personale anziché in quelle di funzionamento.

Un errore, sentenziò la Corte nell’ultimo anno di legislatura (nel 2019) dopo che per i quattro precedenti, dal 2015, aveva avallato la registrazioni dei rendiconti annuali da parte dei gruppi. Sia come sia la procura generale chiede ora alla presidente Capone quanto è stato fatto e ciò che intende fare il consiglio regionale per recuperare le somme che, sempre secondo i giudici, sarebbero state liquidate in assenza di copertura finanziaria.

La nota indica un termine massimo di dieci giorni entro cui fornire una risposta. In caso contrario si aprirebbe un giudizio di responsabilità nei confronti dei gruppi consiliari con l’ipotesi di incompatibilità e quindi di decadenza per quei consiglieri regionali tutt’ora in carica laddove non restituiscano le cifre indicate. Una tesi che si scontra con la leggina di sanatoria approvata dall’assise consiliare nel 2021, tutt’ora in vigore e non osservata dal governo centrale, con la quale si compensarono le cifre con le restituzioni versate dagli stessi gruppi per le somme non spese.

I magistrati contabili, però, non ritengono sufficiente la sanatoria legislativa per superare l’errore di classificazione degli stipendi dei portaborse. Di qui i sei decreti inviati che riguardano il gruppo dei Cinque Stelle che dovrebbe restituire la somma più alta, oltre 120 mila euro a fronte di 386 mila euro restituiti a fine legislatura. A seguire i Popolari (Capogruppo Napoleone Cera), 2400 euro, lista Schittulli (Gianni De Leonardis) 24.000 euro, Senso Civico (Sabino Zinni) 6.300 euro, Forza Italia (Nino Marmo) 14.579 euro, Puglia con Emiliano (con Paolo Pellegrino) per 16.957 euro. Fuori sono rimasti il gruppo Misto (87 mila euro) che aveva già ricevuto la nota di restituzione e il Pd che con il suo capogruppo Paolo Campo sta versando a rate una somma di circa 15 mila euro.

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