Spaccio di droga ad Andria: il figlio di 9 anni per recuperare il denaro. Due arresti

Per l’attività di “recupero crediti” si servivano anche di un bambino di 9 anni, ma sono accusati anche di detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti oltre che di estorsione e ricettazione. Due persone sono state arrestate ad Andria a conclusione di un’indagine condotta dai carabinieri della locale compagnia.

A luglio scorso i militari del co-capoluogo della Bat hanno arrestato in flagranza uno dei due indagati perché trovato in possesso di due armi modificate e munizioni clandestine: un revolver a tamburo, calibro 44, privo di matricola e segni identificativi, e una pistola 85 semiautomatica, calibro 8, con canna modificata, completa di caricatore vuoto e munizioni di vario tipo. L’uomo aveva anche 17,99 grammi di cocaina suddivisa in 5 dosi; materiale da taglio (mannite) del peso di 9 grammi circa; materiale per il confezionamento e un bilancino di precisione.

Fin dalle primissime fasi dell’indagine, i carabinieri avrebbero appurato l’uomo si fosse avvalso della collaborazione della compagna per il recupero dei crediti derivanti dalla vendita della droga.

Stando a quanto emerso, durante i colloqui in carcere settimanali con la convivente, l’uomo avrebbe impartito a quest’ultima disposizioni serrate sulle modalità con cui recuperare il denaro dai vari acquirenti.

I due erano d’accordo anche nel ricorrere a minacce. Le indagini, supportate anche da intercettazioni telefoniche, dai colloqui in presenza in carcere, telematiche, l’acquisizione di tabulati, il monitoraggio dei veicoli attraverso il sistema di localizzazione satellitare Gps, l’ordinaria attività di polizia giudiziaria, hanno rilevato come il detenuto, durante i colloqui, indicava alla donna nominativi e modalità per il recupero del denaro, chiedendole di avvicinare gli acquirenti debitori e minacciarli per l’immediata consegna di quanto dovuto.

I militari hanno monitorato le fasi di recupero dei crediti che in più di un’occasione avvenivano tramite il figlio minore della donna. Quest’ultima avrebbe utilizzato il bambino per acquisire il denaro.

Otto gli acquirenti identificati che, in alcuni casi tramite minaccia, sarebbero stati costretti a consegnare somme di denaro alla donna, tramite il piccolo.

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