Arriva dal tribunale di Taranto una scabrosa storia di maltrattamenti in famiglia. Un cinquantenne residente in un piccolo Comune della provincia ionica è stato condannato dalla corte d’assise a quindici anni e quattro mesi per sequestro di persona, minacce e maltrattamenti nei confronti della sorella, invalida al cento per cento e di due suoi nipoti, di 28 e 25 anni, uno dei quali disabile.
Secondo l’accusa l’uomo trattava i parenti, con cui viveva nello stesso appartamento, come veri e propri schiavi, legandoli al letto, picchiandoli e gestendo interamente il denaro proveniente dalle loro pensioni di invalidità.
I giudici di primo grado, che hanno stabilito una condanna di quattro mesi superiore alla richiesta della pm Vittoria Petronella, hanno anche imposto all’imputato, difeso dall’avvocata Caterina Francesca Diviccaro (del foro di Bari), una provvisionale, cioè un risarcimento immediatamente esecutivo, di 60mila euro: 20mila euro ciascuno per le tre presunte vittime che si sono costituite parti civili. L’uomo, stando ai capi d’accusa messi nero su bianco dalla procura, picchiava quotidianamente la sorella, accusandola di non seguire le terapie mediche e la sera la legava al letto con una catena «privandola di qualsivoglia dignità di essere umano» costringendola a espletare i suoi bisogni fisiologici in un water da campeggio.
Stesso trattamento disumano, secondo l’accusa, sarebbe stato riservato anche alla nipote, rientrata nella casa di famiglia dopo aver vissuto per 13 anni in una comunità. La povera ragazza, sostiene la procura, era picchiata continuamente, minacciata, insultata e inviata a suicidarsi. Quando lo zio orco ha scoperto che la giovane aveva un fidanzato, ha minacciato entrambi di morte, ha picchiato selvaggiamente la ragazza sbattendole la testa contro il muro e poi ha tentato di darle fuoco cospargendola di benzina.
Nei giorni successivi, si legge nei raccapriccianti capi d’accusa rubricati dalla procura, anche la ragazza è finita legata al letto con una catena, che l’uomo ha fatto passare attraverso il muro fino alla sua stanza, in modo da tenerla costantemente sotto controllo. La disabile ha raccontato di essere stata privata di telefono cellulare e computer e per giorni costretta a stare al buio con le persiane bloccate da lucchetti. Pestaggi, infine, anche per l’altro nipote, colpevole, secondo lo zio, di non averlo informato della relazione della sorella con un uomo. Gli episodi contestati sarebbero avvenuti dal 2015 al 2021.