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Soldi, pranzi e percorsi benessere in cambio di commesse nella Bat: in carcere 3 dirigenti pubblici – VIDEO

Un dirigente della Provincia di Barletta-Andria-Trani, due dirigenti comunali di Trani e Barletta e un ingegnere sono tra le 14 persone arrestate dai finanzieri della Bat con le accuse di corruzione e turbata libertà degli incanti. Altre cinque persone sono finite agli arresti domiciliari. Stando a quanto emerso dalle indagini, alcuni dirigenti della Provincia avrebbero…

Un dirigente della Provincia di Barletta-Andria-Trani, due dirigenti comunali di Trani e Barletta e un ingegnere sono tra le 14 persone arrestate dai finanzieri della Bat con le accuse di corruzione e turbata libertà degli incanti. Altre cinque persone sono finite agli arresti domiciliari.

Stando a quanto emerso dalle indagini, alcuni dirigenti della Provincia avrebbero affidato commesse a professionisti, turbando ripetutamente la libertà degli incanti e omettendo di segnalare casi di conflitto di interessi, in cambio di denaro, consulenze, lavori edilizi nelle proprie abitazioni, pranzi e percorsi benessere.

Le indagini, è stato spiegato durante una conferenza stampa in procura di Trani, riguardano la discarica di rifiuti speciali non pericolosi Cobema, di Canosa di Puglia.

Gli indagati sono complessivamente 17, tra imprenditori anche della provincia di Salerno ed enti. E il denaro erogato dai professionisti che beneficiavano delle commesse pubbliche veniva drenato, in alcuni casi, da una società tra professionisti riconducibile a uno dei dirigenti indagati, in altri casi veniva dato personalmente.

Secondo quanto emerso, i lavori di chiusura definitiva e delle attività di post-gestione della discarica erano stati affidati dalla Provincia Bat con gara ad evidenza pubblica, senza comunicare l’inizio dei lavori al Comune di Canosa di Puglia, alla proprietà del sito o all’amministratore giudiziario, nonostante sulla discarica pendesse un procedimento penale per reati ambientali.

I lavori erano stati preceduti da indagini ambientali fatte da un professionista che ha retrocesso parte dei compensi corrisposti dall’ente verso l’impresa del coniuge del dirigente competente all’affidamento dell’incarico.

«Il patto corruttivo – evidenzia la Guardia di finanza – si è consumato con il silenzio del dirigente sull’affidamento fraudolento e sulla parziale indagine conoscitiva afferente allo stato dell’impianto e alle matrici ambientali».

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