Passano gli anni e le inchieste, ma non “il sistema”. Il modo di chiedere e soprattutto ottenere favori in cambio di “spinte” politiche ad appalti e incarichi è sempre quello dello “scambio”, come viene certificato nell’ordinanza della nuova inchiesta che ha coinvolto la Regione Puglia con arresti eccellenti, tra cui quello dell’ormai ex presidente di Arti, l’agenzia regionale per la tecnologia, Alfonso Pisicchio, e di suo fratello Enzo, finiti ai domiciliari.
Rampolli di una dinastia di politici “sempre al centro”, che parte dal padre Natale, deputato democristiano per cinque legislature, e si snoda con il primogenito Pino, anch’egli parlamentare di lungo corso, per arrivare ai fratelli minori, con Alfonso protagonista in Regione.
Favori e prebende che, spiega la Gip firmataria delle ordinanze, Ilaria Casu, ottenuti con «gravi condotte e spregiudicatezza nella commissione dei reati per soddisfare un’incontenibile appetito di utilità». E come sempre accade quando emergono questi fatti ecco spuntare come ai bei tempi di Tangentopoli denaro contante in sacchetti di immondizia, telefonini di ultima generazione e anche il conto di una festa di laurea: “gelati” venivano chiamati per oliare la concessione di finanziamenti regionale tra cui quello alla Bv–Tech SpA di 9 milioni di euro quale prima metà di un contributo per un investimento in Puglia. Ci sono anche automobili in dotazione e finte assunzioni, ma anche una cucina nuova di zecca del valore di 14 mila euro, tra le regalie.
Prebende e favori ottenuti grazie al tacito accordo su «un contratto di programma», come chiamavano l’intesa i Pisicchio brothers a cui le aziende coinvolte nell’inchiesta hanno pagato anche le campagne elettorali promosse secondo il principio della famiglia: sempre al centro.