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Si erano fatti fotografare con l’autore dell’attentato a “Charlie Hebdo”. Trovato a Bari un presunto terrorista

È stato trovato a Bari uno dei sei pachistani arrestati ieri in Italia nell’ambito dell’operazione antiterrorismo della polizia, coordinata dalla Procura di Genova, contro una cellula terroristica legata ad Hassan Zaher Mahmood, il 27enne che il 25 settembre 2020 attaccò l’ex sede parigina della rivista satirica “Charlie Hebdo”. Due indagati sono stati tratti in arresto…

È stato trovato a Bari uno dei sei pachistani arrestati ieri in Italia nell’ambito dell’operazione antiterrorismo della polizia, coordinata dalla Procura di Genova, contro una cellula terroristica legata ad Hassan Zaher Mahmood, il 27enne che il 25 settembre 2020 attaccò l’ex sede parigina della rivista satirica “Charlie Hebdo”. Due indagati sono stati tratti in arresto a Genova, uno a Treviso, uno a Firenze, uno a Reggio Emilia e uno, appunto, nel capoluogo pugliese.

Sotto la lente d’ingrandimento della Procura genovese ci sono proprio i rapporti tra i sei pachistani e Zaher. Due mesi prima dei fatti di Parigi, alcuni degli arrestati si erano fatti fotografare sotto la Torre Eiffel insieme con l’attentatore. Lo scatto era stato poi pubblicato sui social network a corredo di un post in cui si leggeva: « Abbiate un po’ di pazienza… ci vediamo sui campi di battaglia».

Secondo gli inquirenti, inoltre, la cellula terroristica pakistana era pronta a comprare armi e stava reclutando sodali in Italia: «Tra due mesi compriamo armi – si dicevano il presunto leader della cellula italiana, che dal 2015 si trovava in Italia con lo status di rifugiato, e il “maestro”, un pachistano di 33 anni – Ora bisogna andare in ogni città e trovare quelle dieci persone che servono: più saremo, meglio è». In un’altra conversazione i due si confrontavano sul nascondiglio in cui insediarsi: «Fammi lavorare due mesi, e poi troviamo la nostra tana e facciamo il gruppo Gabar qui in Italia».

Quanto al (sempre presunto) leader della cellula, inquirenti e investigatori hanno notato come nei video postati sui social brandisse machete o coltelli di grandi dimensioni mimando, insieme con gli altri, il «taglio della gola» per strada o all’interno di abitazioni. Spesso, inoltre, appariva avvolto da tunica e copricapo neri mentre recitava testi inneggianti alla violenza oppure mentre era in compagnia di connazionali.

Ai sei arresti messi a segno in Italia se ne aggiungono altri 14 nel resto d’Europa. Ecco perché Diego Parente, capo della Direzione centrale di prevenzione della polizia, ha parlato dell’operazione di ieri come di «una delle operazioni contro il radicalismo islamico tra le più importanti in Italia negli ultimi anni, con una dimensione europea».

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