Non tornerà più a Mesagne, in provincia di Brindisi, dove viveva da quando era emigrato in Italia Armel Dabrè, “Carmelo”, il ventottenne originario del Burkina Faso morto in un incidente sul lavoro avvenuto all’interno della centrale della Mercure, a Laino Borgo, in provincia di Cosenza e al confine con la Basilicata.
Il giovane, che lavorava con un contratto non a termine ma a tempo indeterminato per conto di un’impresa esterna del Brindisino che si stava occupando di interventi di manutenzione, sarebbe precipitato da un ponteggio cadendo su un nastro trasportatore.
«La Procura di Castrovillari – fa sapere una nota dello Studio3A-Valore S.p.A., società specializzata a livello nazionale nel risarcimento danni e nella tutela dei diritti dei cittadini a cui si è rivolto il fratello della vittima, Fabrice per chiedere verità e giustizia – ha aperto un procedimento penale con l’ipotesi di reato di omicidio colposo e al momento non è dato sapere se e quanti soggetti siano stati iscritti nel registro degli indagati, e l’inchiesta dovrà stabilire se l’incidente sia stato determinato dalle violazioni delle norme di sicurezza nel cantiere». Il Pubblico Ministero titolare del fascicolo ha disposto anche l’autopsia sulla salma di Dabrè, che è stata effettuata lunedì 20 giugno all’obitorio di Castrovillari, dopodiché ha rilasciato il nulla osta restituendola nella disponibilità dei familiari.
«Studio3A si farà anche carico – è detto nella nota – del rimpatrio della salma che, una volta esperite tutte le pratiche burocratiche, per volontà della famiglia tornerà per il funerale e la sepoltura nel Burkina Faso, a Lengha, nel sud est del Paese, dove vivono la mamma e altri sei fratelli del giovane, che era arrivato a Mesagne ancora minorenne, a metà degli anni Duemila, in fuga dalla fame, dalle guerre e dalle violenze che tormentavano (e tormentano tuttora) la sua terra».