L’elenco del personale, i relativi contratti di assunzione e i bilanci dell’ultimo triennio. Gli 007 della sanità regionale, gli ispettori del Nirs, da due anni impegnati nella caccia alle irregolarità delle Sanitaservice pugliesi, sono approdati al Policlinico di Bari, i cui servizi di ausiliariato e portierato sono affidati alla Sanitaservice, la società in house che fornisce servizi strumentali di assistenza e cura della persona e socio sanitaria.
Il 25 gennaio scorso, il Nucleo guidato dall’avvocato Antonio La Scala ha chiesto la trasmissione della documentazione per accertare la regolarità della gestione, a cominciare proprio da quella del personale. Da tempo, infatti, arrivano segnalazioni relative all’assunzione, con contratti a termine, di pregiudicati appartenenti ai clan baresi, o di loro familiari.
Tra i primi, anche persone che hanno scontato una condanna e ora proseguono il loro percorso di reinserimento sociale. La circostanza, in sé e per sé scevra da profili penali, è però suscettibile di approfondimento in relazione alle modalità di assunzione e soprattutto di destinazione ai vari compiti. In molti casi, è stato segnalato ancora, personale destinato alle pulizie o a servizi di ausiliariato sarebbe invece stato spostati negli uffici.
Ed è proprio questo che il Nirs vuole accertare, esaminando tutti i documenti relativi. Sul piatto occupazionale, infatti, ci sono circa 200 lavoratori, i cui contratti scadono a fine gennaio e attendono di essere stabilizzati.
In compenso, quelli che restano finiscono sotto osservazione, anche a seguito di alcuni episodi avvenuti nei mesi scorsi. Ad agosto scorso, ad esempio, una donna parente di un noto capoclan barese aveva aggredito verbalmente il direttore di Sanitaservice Policlinico, Michele Carrassi, facendo volare oggetti e suppellettili del suo ufficio, “reo” di non aver assunto anche un suo parente.
Lo scandalo delle presenze di mafiosi nelle fila della società trova le sue radici anche nelle inchieste condotte dalla Direzione distrettuale antimafia di Bari: porte aperte alla famiglia di Eugenio Palermiti “Il Nonno” alla Sanitaservice Policlinico, nei cui registri risultano assunti, negli anni dal 2013 al 2020 sia il genero Michele Mineccia che il figlio Antonino Palermiti. La circostanza, emersa dagli interrogatori fiume del collaboratore di giustizia Domenico Milella, ex uomo di fiducia del capo, era finita anche agli atti di un maxi sequestro da un milione di euro, disposto dalla sezione misure di sorveglianza del tribunale di Bari ed eseguito a settembre.
Nell’attesa che la direzione generale trasmetta al Nucleo ispettivo regionale i documenti richiesti, proseguono gli accertamenti degli 007 della sanità su altre anomalie, relative ad altre Sanitaservice pugliesi, emerse nei mesi scorsi. Il mondo delle sette Sanitaservice pugliesi è finito nell’occhio del ciclone con l’ordine partito dai palazzi della sanità regionale di accendere i riflettori sulla gestione di fiumi di danaro, fino a 220 milioni di euro l’anno.
L’assessore Rocco Palese e il capo dipartimento Vito Montanaro vogliono vederci chiaro su spese molto elevate, il grosso delle quali effettuate durante l’emergenza sanitaria per il covid. Fase in cui gli enti strumentali delle Asl si sono autoproclamati Protezioni Civili aggiunte, attribuendosi assegni in bianco per comprare di tutto e di al di fuori di ogni controllo.
Al setaccio ci sono tutti i bilanci degli enti con verifiche su acquisti di auto, gare per ambulanze, una delle quali bocciata dall’Anac, disinfettanti, carburanti, ma anche premi per gli amministratori e benefit di tutti i tipi, compresi ristoranti e alberghi di lusso.