Fatica a dare una spiegazione a un gesto che non trova giustificazioni, se non ricorrendo alla pietas nei confronti sia dell’autore dell’insensato gesto che verso la famiglia della vittima. Entrambe segnate dal ricordo: della vittima, che non è più, e del presunto assassino che non dimenticherà il gesto compiuto.
Monsignor Giovanni Checchinato, vescovo di San Severo, non si sottrae al confronto. «Forse occorre fare i conti con il fallimento di un certo modello educativo», afferma e aggiunge: «perché i ragazzi imparano quello che vedono, ed evidentemente si offrono loro modelli sbagliati, dove tutto è permesso, anche uscire di casa con un coltello».
«In questa città tutto è slegato, non c’è nessun senso di comunità, e si vive in una falsa tranquillità, mentre si consumano interiormente, e purtroppo, nelle strade cittadine, drammi che gridano nel silenzio dell’indifferenza e dei commenti sui social», sottolinea ancora il presule sanseverese che incalza: «mancano contenitori per avviare processi di formazione per i giovani. Si è ostaggio di un dialogo che non usa le parole, ma la violenza, e si crede di poter “avere” una donna non condividendo una scelta, ma liberandosi dei rivali». La fatica di mons. Checchinato è proprio in questo cercare una spiegazione a un contesto che lascia senza parole per l’assurdità del gesto, ma per il presule c’è una strada da percorrere, sia pure lunga e faticosa: «Non ci sono soluzioni immediate a questo degrado, ma si vince solo coltivando il senso del dovere verso se stessi e verso gli altri».
Intanto, arrivano le parole di vicinanza del sindaco Francesco Miglio e le dichiarazioni dell’assessora regionale al welfare, Rosa Barone: «Siamo di fronte all’ennesimo omicidio dall’inizio dell’anno in Provincia di Foggia: non possiamo più aspettare, serve una risposta forte da parte dello Stato. Per questo con gli eletti del MoVimento abbiamo fatto richiesta d’incontro con le ministre Cartabia e Lamorgese perché il “caso Foggia” venga considerato per la sua gravità».