Ristoranti, orologi e auto potenti: la dolce vita dei due superlatitanti Raduano e Troiano

Orologi griffati, auto di grossa cilindrata, ristoranti eleganti, documenti italiani falsi. Niente pistole nella cintola dei pantaloni, nella latitanza dorata di Marco Raduano e Gianluigi Troiano, il boss della mafia garganica e il suo vice, catturati a distanza di 48 ore l’uno dall’altro, nelle dolci terre di Corsica e Spagna. Solo 48 ore, in una sorta di cappio stringente, per dichiarare lo Stato vincitore, almeno questa volta.

Martedì scorso, ore 14: Troiano viene sorpreso a Otura, piccolo centro nei pressi di Granada, mentre era per strada, da solo, disarmato. Non si aspettava che gli piombassero addosso i carabinieri del Ros e i gendarmi dell’Unidad Central Operativa della Guardia Civil Spagnola. Dopo la prima reazione, non oppone resistenza, è finita la sua latitanza durata due anni e mezzo: era evaso a settembre 2021 dagli arresti domiciliari che stava scontando a Campomarino, in provincia di Campobasso, e da quel momento aveva fatto perdere le proprie tracce.

Giovedì, ore 20: Marco Raduano, inserito nella lista dei latitanti italiani più pericolosi ricercati da Europol, sta per incontrare una donna, per cena, in un ristorante di lusso a Bastia, cittadina incantevole arroccata sul mare della Corsica. Anche lui disarmato, anche lui sorpreso di non essere intoccabile. A circondarlo sono i carabinieri del Ros (con il supporto della Gendarmeria francese) che gli davano la caccia da febbraio 2023, da quando era evaso dal penitenziario di alta sicurezza di Badu ‘e Carros a Nuoro, calandosi dal muro di cinta con delle lenzuola annodate. Raduano, è stato ricostruito, era rimasto in Sardegna fino ad agosto, per poi fuggire direttamente all’estero. Sei mesi al sicuro sull’isola, grazie alla rete di fiancheggiatori sulla quale indaga la Procura di Cagliari.

I due, solidi fulcri di un’associazione mafiosa diventata ancora più violenta negli ultimi anni, con base a Vieste, erano rimasti in contatto anche durante la latitanza, con mezzi, strumenti, messaggeri, sui quali sono ancora in corso le indagini. Una fittissima rete di aiuti che, come ogni “protezione” che si rispetti, consentiva a entrambi di gestire a distanza le redini del gruppo criminale, dal quale ricevevano anche il denaro che garantiva loro un elevato tenore di vita.

Le ricerche, alle quali hanno partecipato anche gli agenti della Squadra Mobile di Foggia e quelli del Sisco di Bari, sono state coordinate dalla Direzione nazionale antimafia, con il pm pugliese Giuseppe Gatti (da oltre un decennio sulle indagini che riguardano la criminalità del foggiano), e dalla Dda di Bari, diretta dal procuratore aggiunto Francesco Giannella, con il pm Ettore Cardinali.

«Le catture eccellenti dei latitanti Raduano e Troiano rappresentano un duro colpo alla mafia garganica. Un plauso ai carabinieri del Ros che, con la collaborazione della Gendarmeria francese e la Guardia Civil spagnola, hanno condotto l’operazione. Questo dimostra quanto sia efficace e positiva la cooperazione tra le diverse forze di polizia». Così la presidente della Commissione parlamentare antimafia, Chiara Colosimo, ha commentato – Fenomeni internazionali, infatti, hanno bisogno di risposte globali – ha aggiunto -. Un ringraziamento particolare agli inquirenti della Dda di Bari che sono impegnati senza sosta a contrastare un fenomeno criminale per troppo tempo sottovalutato. Continuerò il mio impegno a favore di un territorio che non può e deve essere lasciato solo».

Complimenti sono arrivati anche dal sottosegretario alla Giustizia, Andrea Delmastro delle Vedove: «Questa importante operazione di polizia testimonia quanto la sicurezza e la lotta alle mafie siano un’assoluta priorità per il Governo Meloni. Non daremo tregua a mafiosi e latitanti».

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