Un sequestro preventivo di beni del valore complessivo di circa 300 mila euro è stato eseguito dalla Guardia di Finanza nei confronti di tre ex dipendenti dell’avvocatura regionale della Puglia, due non più in servizio in quanto licenziati e una avvocatessa in pensione, accusati di aver truffato la Regione per oltre 1 milione di euro.
I tre avrebbero indotto l’ente pubblico al «pagamento di spese – si legge nell’imputazione – concernenti anticipi o rimborsi di spese legali di fascicoli di contenzioso risultati essere inesistenti o attributi a un altro legale rispetto a quello presente nella richiesta» oppure «le cui richieste sono risultate esser state illegittimamente alterate per quanto concerne le voci di spesa e gli importi da liquidare» o ancora «liquidate più di una volta, con mandati di pagamento diversi».
L’indagine è coordinata dal procuratore di Bari Roberto Rossi. Ai tre indagati destinatari del sequestro disposto dalla gip del Tribunale di Bari Luigia Lambriola, la Procura contesta i reati di truffa aggravata e falso. Si tratta del 64enne Raffaele Rega e del 65enne Federico Tarricone, entrambi baresi, licenziati il primo nel luglio 2020 e il secondo nel dicembre 2019; e dell’avvocatessa 66enne di Barletta Antonella Loffredo, in pensione da gennaio 2020.
Per raggirare la Regione e ottenere i rimborsi indebiti, gli indagati avrebbero prodotto ricevute per acquisto di valori bollati con timbri contraffatti o aumentato «in maniera illecita l’importo complessivo dovuto».
I fatti contestati risalgono al periodo compreso tra gennaio 2013 e luglio 2019. A Rega sono stati sequestrati beni del valore di circa 78mila euro, a Loffredo di 213mila euro e a Tarricone di quasi 2mila euro, somme risultate «effettivamente incassate» sui loro conti correnti.
«Si constata – scrive la gip nel decreto di sequestro preventivo – l’artificiosa redazione di rendiconti apparentemente regolari, in realtà esponenti fatti in parte non rispondenti al vero, perché basati su inesistenti spese o annotazioni contabili, prive di giustificazioni, nel contesto di una tenuta contabile gravemente infedele, artatamente predisposta in modo da rappresentare una apparente situazione di regolarità attraverso la trasmissione di valori bollati contraffatti a giustificazione delle spese sostenute ovvero attraverso l’utilizzo contributi unificati reimpiegati più volte, anche per fascicoli inesistenti». L’inchiesta è partita da diversi esposti presentati nel 2019 dalla coordinatrice della avvocatura regionale, Rossana Lanza e dall’allora dirigente della Sezione Provveditorato Economato della Regione Puglia, Antonio Mario Lerario (lo stesso ex capo della protezione civile regionale poi coinvolto nell’inchiesta su presunte tangenti in cambio di appalti).