A dieci anni dai fatti arriva la sentenza di primo grado per un presunto sexy ricatto ai danni di una tredicenne. L’imputato, all’epoca ventenne, è stato condannato a cinque anni e mezzo di carcere.
La sfortunata protagonista della vicenda pagò a caro prezzo la leggerezza di aver inviato col proprio smartphone a un suo coetaneo alcune foto osè che la ritraevano nuda e in intimo. L’amico, anch’egli minorenne, passò a un suo conoscente ventenne le foto e da lì iniziò l’incubo per la ragazzina e la sua famiglia, che si sono costituiti parti civili con l’avvocato Alessandra Tracuzzi.
L’imputato, stando alle indagini della procura di Lecce che ha investigato sul caso, a ottobre del 2012 ricattò la tredicenne minacciando di divulgare a tutto il paese dove la minore risiedeva, le quattro foto scabrose ricevute e si fece consegnare tutto l’oro presente in casa. Non contento, stando alle ipotesi accusatorie, l’imputato tentò una seconda estorsione, ricattando di nuovo la ragazzina e chiedendole di consegnargli anche l’oro presente in casa della nonna. Il secondo tentativo non riuscì perché fermato dai genitori della ragazza. Quando la coppia si è accorta che la figlia era stata costretta a cedere bracciali, anelli, orecchini e altri oggetti in oro presenti in casa, si è rivolta ai carabinieri per presentare denuncia. Non solo. Stando sempre alle ipotesi messe nero su bianco dalla pubblica accusa, il giovane ha messo in atto atti sessuali con la minore quando lei ancora non aveva compiuto quattordici anni. Ha cercato di violentarla e non riuscendo nel suo intento per il rifiuto della ragazzina, si è lasciato andare a uno spettacolo indecente davanti alla ragazzina.
L’imputato, difeso dagli avvocati Pierluigi Morelli e Antonella Rossi, era anche accusato dai pm leccesi di detenzione di materiale pedopornografico proprio per aver custodito sul suo telefono le foto della minore. Reato tuttavia dichiarato prescritto dal collegio di giudici presieduto dalla magistrata Tiziana Lotito.
Al termine del processo di primo grado è stato condannato anche il fratello maggiore dell’imputato, accusato di ricettazione per aver ricevuto dal fratello alcuni degli oggetti in oro frutto dell’estorsione alla minorenne. Per lui condanna a un anno e quattro mesi. I familiari, dopo aver scoperto del ricatto a luci rosse, si sono messi sulle tracce dei monili di casa nei compro-oro della zona e sono riusciti in parte a ricostruire il percorso dei gioielli. L’imputato principale, invece, oltre alla condanna a cinque anni e mezzo, è stato condannato a risarcire le parti civili con una provvisionale, cioè un risarcimento immediato di 2500 euro ed è stato interdetto dai pubblici uffici e da qualunque incarico nelle scuole o in strutture pubbliche e private frequentate da minori. Sarà inoltre sottoposto alla misura di sicurezza per un anno.