Reclutavano braccianti per aziende agricole del Barese: arrestati due caporali, 12 indagati – VIDEO

Due persone, un uomo e una donna, avrebbero reclutato manodopera in nero per aziende agroalimentari attive tra Cassano delle Murge, Turi, Acquaviva delle Fonti e Rutigliano per la campagna agricola da maggio a luglio del 2021. È quanto hanno accertato i carabinieri di Cassano nell’ambito dell’operazione Caporalis, condotta con il Nucleo ispettorato del lavoro, che ha portato all’arresto dei due e all’iscrizione nel registro degli indagati di 12 persone, titolari di 10 aziende agricole.

Le indagini sono partite a seguito della denuncia di una donna, raccolta dai militari della stazione di Cassano delle Murge. I carabinieri hanno così accertato che i caporali, vantando anche parentele con clan mafiosi di Bari, avrebbero reclutato, approfittando del loro stato di bisogno, almeno 68 lavoratori in nero – 66 italiani e 2 stranieri – che sarebbero stati pagati circa 4,60 euro all’ora, a fronte degli 11 euro previsti dai contratti collettivi nazionali.

I militari avrebbero anche accertato che 25 lavoratori impiegati in nero erano percettori di reddito di cittadinanza.

Le giornate di presenza dei lavoratori venivano annotate, dai caporali, su “libri mastro” con cui contabilizzavano la propria attività.

Annunci pubblicati sui social

In estate lavoravano fino a sette ore al giorno, senza pause e spesso senza servizi igienici. Non conoscevano direttamente i datori di lavoro, ma solo gli intermediari (i caporali) che, giorno per giorno, accompagnavano i lavoratori sui campi, imponendo di non rivolgere mai la parola ai “padroni”.

Il reclutamento da parte di Maria De Villi, 59 anni, e Vito Stefano De Mattia, 53, avveniva online: erano loro a pubblicare gli annunci di lavoro sui social e a dare tutte le informazioni a chi si mostrasse interessato. Ed erano sempre loro a consegnare paghe ben al di sotto dei minimi contrattuali.

Il gip: «Condotte spregiudicate dei caporali»

«La spregiudicatezza delle condotte» di De Villi e De Mattia, si legge nell’ordinanza del gip di Bari Giuseppe De Salvatore, è «acclarata» dalle dichiarazioni dei lavoratori, che «rivelano la tendenza dei due intermediari (chiamati dai braccianti “caporali”) ad imporre condizioni di lavoro degradanti e salari iniqui approfittando dello stato di bisogno dei lavoratori di cui entrambi gli indagati erano certamente consapevoli».

Il gip ha anche ritenuto «concreta la possibilità che gli indagati possano intimidire i lavoratori anche avvalendosi del supporto di altre figure gravitanti in ambienti criminali più estesi».

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