Un atto dovuto. Archivia così ogni polemica il questore di Avellino, Maurizio Terrazzi, sull’indagine per il conflitto a fuoco tra Polizia e malviventi a Villa San Nicola, frazione del comune di Cesinali, a poca distanza da Avellino. Nel conflitto a fuoco (nella foto di Ottopagine) è rimasto ucciso il 31enne Giovanni Rinaldi, con precedenti penali ma un pesce piccolo della criminalità foggiana, nato a Cerignola ma residente a Molfetta, mentre sono cinque i poliziotti – due delle Volanti di Avellino e tre della Squadra Mobile di Foggia – finiti sul registro degli indagati con l’accusa di omicidio colposo, intervenuti giovedì scorso per bloccare un commando armato, pronto ad assaltare un portavalori sul raccordo autostradale Avellino-Salerno, su segnalazione della Questura di Chieti.
Essendoci un morto, l’atto dovuto è una prassi in questi casi, visto che la Procura di Avellino sta conducendo le indagini, affidate al pm Vincenzo Toscano, sul conflitto a fuoco per ricostruire l’esatta dinamica degli eventi, con i poliziotti che affermano di aver risposto al fuoco del commando, armato fino a denti, come dimostrano il quantitativo di armi e cartucce sequestrati. A facilitare il compito degli inquirenti ci sarebbero anche numerosi filmati della zona, che avrebbero ripreso più momenti dell’evento, fino al conflitto a fuoco finale.
Solidarietà ai colleghi indagati viene espressa, intanto, dal Sindacato autonomo di Polizia: «I colleghi della Squadra Mobile di Foggia e delle Volanti di Avellino, coinvolti nel conflitto a fuoco di giovedì 13 ottobre a Cesinali, dopo aver rischiato la vita per impedire un assalto ad un portavalori da parte di una banda di rapinatori, oggi sono stati iscritti nel registro degli indagati per “atto dovuto” – scrivono in una nota -. È assurdo e inconcepibile che dopo aver rischiato la vita, i colleghi si trovino oggi indagati per “atto dovuto”», afferma il segretario Stefano Paoloni.
Ricostruiti anche i vari passaggi che hanno portato all’atto finale del conflitto a fuoco. Tutto sarebbe partito da una segnalazione – probabilmente dovuta a una soffiata – della Questura di Chieti, che avrebbe avvertito la Questura di Foggia e Avellino, “identificando” due auto e un furgone, rubati qualche giorno prima in Abruzzo. Intercettati i malviventi hanno seminato più volte la Polizia, che però era riuscita a tessere una tela di controlli e posti di blocco, fino a stringere il cerchio nei pressi del cimitero di Cesinali, dove un’auto ha tentato di forzare il posto di blocco, scatenando il conflitto a fuoco con i poliziotti che ha provocato la morte di Rinaldi. Al termine dell’operazione, tre malviventi sono stati arrestati è un quarto è stato fermato il giorno successivo mentre tentava di guadagnare la fuga salendo a bordo di un bus da Santo Stefano del Sole.
Intanto, il corpo del 31enne rimasto ucciso è nell’obitorio dell’ospedale Giuseppe Moscati di Avellino, dove nelle prossime ore si svolgerà l’autopsia disposta dalla magistratura, mentre i familiari della vittima reclamano di poter vedere la salma del 31enne.