Psichiatra uccisa da un paziente: «Dopo Paola Labriola piangiamo un’altra collega. È emergenza sicurezza»

«Dalla morte di Paola è nato un movimento che ha portato a una serie di risultati. Ma esistono problemi che non sono stati risolti e oggi siamo qui a piangere un’altra collega». Così il presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei medici, Filippo Anelli, a seguito della morte della psichiatra Barbara Capovani, avvenuta in seguito all’aggressione subita davanti all’ospedale Santa Chiara di Pisa da parte di un suo paziente.

Anelli ricorda Paola Labriola, anche lei psichiatra e anche lei uccisa da un paziente dieci anni fa a Bari.

«La violenza contro i medici è un’emergenza nazionale», afferma Anelli. Un’emergenza, dice ai microfoni di Unomattina su Raiuno, che «chiediamo al Governo di risolvere, così come è stato bravo e veloce a risolvere altre emergenze. Nella polizia si individui un settore specifico dedicato a proteggere gli operatori sanitari». Anelli rileva che «il 55% dei colleghi riferisce di aver subito violenza e il 48% pensa sia normale. Il ministro avvii soluzioni, ivi compreso l’aumento di personale e la presenza di mediatori culturali nei pronto soccorso, perché a volte il dolore obnubila la mente».

Per il presidente della federazione degli Ordini dei medici «la violenza è sempre una sconfitta, non solo per chi la subisce ma per l’intera società».

Anelli sottolinea che «abbiamo una legge che oggi, grazie agli ultimi interventi di questo Governo, porta alla procedibilità d’ufficio anche se la violenza è lieve. Ma persistono problemi di carattere culturale e organizzativo. Non abbiamo il tempo per parlare con i malati. La legge del 2017 che indica la comunicazione come tempo di cura non è realizzabile, per la carenza di personale, per il numero esiguo delle figure professionali. C’è la necessità di fare una riforma».

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«Il decesso di Barbara Capovani, la psichiatra 55enne, mamma di tre figli, aggredita a Pisa venerdì scorso all’esterno dell’ospedale Santa Chiara sembrerebbe da parte di un suo ex paziente, addolora tantissimo e colpisce tutti i medici». Afferma Pina Onotri, segretaria generale dello Smi.

«La sicurezza di chi esercita la professione medica e sanitaria è diventata una questione nazionale – aggiunge – drammaticamente attuale e rappresentativa di una grave regressione sociale e culturale del nostro Paese. Il caso drammatico di Pisa mette insieme una violenza che ha origini in fattori patologici ma che si alimenta con una cultura delinquenziale, che si scaglia soprattutto contro le donne medico, che risultano essere ben quattro uccise nel nostro Paese, negli ultimi tempi, in un triste primato».

Secondo Onotri, «i Centri di salute mentale (Csm) nel nostro Paese sono da molti anni sottofinanziati e sono peggiorate delle condizioni lavorative e contrattuali dei dirigenti medici che operano nel settore. Davanti a tragedie come quella di Pisa servono segnali di cambiamento che rilancino la prevenzione, la cura e riabilitazione psichiatrica che operano sul territorio».

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