Promozioni, scatti e trasferimenti. La Asl Bari nel mirino della Regione

Accertare la regolarità di trasferimenti di dipendenti, promozioni, scatti di carriera ed affidamenti di incarichi nella Asl Bari. È questo l’ordine partito dalla regione Puglia al Nirs, il nucleo ispettivo regionale chiamato ad indagare sulla gestione del personale da parte dell’azienda sanitaria barese.

L’avvio delle verifiche, circostanza questa particolarmente grave, è scattato a seguito di un preciso atto d’accusa da parte dei sindacati. Una nota molto articolata inviata lo scorso 18 agosto al governatore Emiliano, all’assessore alla salute Rocco Palese, ma anche all’Anac, l’agenzia nazionale anticorruzione e al Prefetto di Bari.

Nel mirino una cinquantina di disposizioni di servizio che violerebbero, scrivono Cgil, Cisl, Uil e Fials, il contratto di lavoro, le regole sulla mobilità e la normativa sul conflitto di interessi. Fra gli episodi contestati, infatti, c’è il trasferimento di un coordinatore infermieristico da un ospedale ad un distretto sanitario alle cui dipendenze risulta la moglie, infermiera anche lei, che in base al provvedimento dovrebbe impropriamente ricevere ordini dal marito (il secondo caso nel giro di poco tempo).

L’ufficio del personale, sottolineano i sindacati, firma spostamenti di operatori sanitari da ospedali a corto di personale a strutture che scoppiano di dipendenti e che risultano a pieno organico. Per non parlare del capitolo delle promozioni ad personam e degli scatti di carriera e di stipendi assegnati ad personam senza rispettare i criteri legislativi. Un pesante fardello di accuse su cui dovrà far luce il nucleo ispettivo regionale guidato dall’avvocato Antonio Lascala.

Durissimo, peraltro, è il tono della nota che attacca a muso duro i vertici della Asl Bari facendo nomi e cognomi. Nella lettera-diffida si chiede di revocare le illegittimità, a partire proprio dalla mobilità d’ufficio adottata “in aperta violazione del regolamento aziendale sulla mobilità e della normativa sul conflitto di interesse nonché del CCNL in materia di affidamento di incarichi di funzione, ma soprattutto senza concertare le scelte con le parti sociali prefigurando una chiara condotta anti sindacale.

«Forse sfugge che la ASL Bari, si legge nella nota, è una azienda pubblica in cui lavorano circa 9.000 dipendenti e il management è tenuto a seguire i principi di diligenza, lealtà, imparzialità, trasparenza al fine di garantire il buon andamento della P.A. Non solo, ma si arriva anche a violare le norme sulla trasparenza e anticorruzione». Scontato e sconsolato il finale: «Non si può assolutamente tollerare quanto sta avvenendo in questi ultimi tempi, perché si assiste praticamente quasi quotidianamente all’assunzione di disposizione di servizio che non tengono assolutamente conto delle reali esigenze di assistenza sanitaria che emergono dai posti di lavoro, con lavoratori che vengono trasferiti lasciando scoperti reparti che presentano gravi carenze di personale per andare ad assumere incarichi dove non sussiste alcuna necessità (vedasi il caso che è avvenuto nel P.O. di Monopoli)». La direzione generale nella nota di replica di quattro pagine ha in parte smentito le accuse, ma senza affrontare nel merito le questioni poste. Il 5 settembre, tuttavia, la stessa direzione generale ha convocato tutti i sindacati per aprire un tavolo di concertazione anche se non è ancora stata recapitata la convocazione ufficiale.

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