Nel processo a Bari in cui è imputato Silvio Berlusconi, con l’accusa di induzione a mentire, non possono essere usate tutte le intercettazioni telefoniche.
È quanto ha stabilito il tribunale di Bari con un’ordinanza della giudice Valentina Tripaldi, accogliendo la questione sollevata dai difensori di Berlusconi, Roberto Eustachio Sisto e Federico Cecconi.
L’accusa è stata mossa in relazione a presunte pressioni sull’imprenditore Giampaolo Tarantini prima che fosse interrogato dai pubblici ministeri baresi che stavano indagando sulle serate a Palazzo Grazioli e Villa Certosa, fra il 2008 e il 2009 e sulle ragazze portate alle feste nelle due residenze dell’allora presidente del Consiglio dei ministri.
Per il tribunale non è possibile utilizzare intercettazioni autorizzate in altri procedimenti penali per fatti e reati diversi. Le conversazioni intercettate erano relative al procedimento incardinato a Bari a carico di Tarantini su appalti nel settore della sanità e quello della procura di Napoli per riciclaggio nei confronti di Valter Lavitola che, nell’impostazione accusatoria, sarebbe stato il tramite da Berlusconi e Tarantini ai fini della consegna delle somme.